DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA TERZA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

“Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte …”. Il motivo per cui Gesù ha invitato i suoi discepoli a ritirarsi è che li aveva visti stanchi. Stanchi ma contenti. Infatti Gesù li aveva mandati in missione avanti a sé “e diede loro potere e forza su tutti i demoni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi”. Ora che sono tornati si mettono a raccontare con entusiasmo come è andato quel viaggio e tutto quello che avevano fatto. Ma Gesù ha per loro uno sguardo di comprensione e vede quanto sono stanchi e li invita a riposare. Questo pensiero dovrebbe essere gradito a tutti noi: abbiamo anche noi le nostre stanchezze e le nostre fatiche e con semplicità dobbiamo sapere che Gesù ci guarda, ci comprende e ci invita a prenderci il nostro giusto tempo di riposo.

Ma spesso non si può. Vediamo che le folle lo cercano e lo seguono. Gesù, con i suoi discepoli, non sfugge, anzi le accoglie e ripete ancora quello che aveva già detto ai discepoli: parla del regno di Dio e guarisce quanti avevano bisogno di cure. Nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo di lì a poco. Nessuno stava seguendo Gesù pensando che avrebbe dato loro pane e pesci in abbondanza. Quello che sta a cuore a Gesù è parlare del Padre, parlare di Dio che li ama, dire che Dio ha mandato proprio Lui, il suo Figlio che è venuto ad abitare in mezzo a noi per vivere come noi e con noi. Anche nel mondo di oggi abbiamo ancora bisogna di sentire che Dio non ci dimentica e non è lontano da noi ma vuole che viviamo nella pace e nella giustizia. Quello che capitava allora era grave come quello che avviene anche oggi. Ci sarebbero tante ragioni per dire che Dio è distratto o è lontano o è indifferente. Invece Gesù dice il contrario: Dio è vicino, Dio vuole regnare su di noi, vuole instaurare il suo regno di giustizia e di pace. E poi Gesù vede ancora tanti malati in mezzo a quelle folle e li guarisce. E anche questo è un segno simile a quello che abbiamo sentito narrare domenica scorsa: il vino donato in abbondanza e gratuitamente alla festa di nozze a Cana. Qualcuno ha visto bene come sono andate le cose e ha capito che nella persona di Gesù opera la potenza di Dio. Altri hanno solo visto ma non hanno capito niente.

E così anche oggi: non sempre si riesce a capire il motivo e il modo in cui Dio agisce. il motivo per cui Gesù guarisce gli ammalati è per dire che quel regno di Dio di cui sta parlando è una realtà bella e alla portata di tutti, ed è vera oggi, qui, in mezzo a voi.

Tutto potrebbe finire tranquillamente qui. La gente sarebbe andata a casa un po’ più tardi del solito, non sarebbe morta di fame, anzi sarebbe andata a casa contenta di aver sentito belle parole e di avere visto segni concreti dell’amore di Dio che opera in Gesù nella guarigione degli ammalati. Sono stati i discepoli a interrompere Gesù nel suo darsi da fare. L’hanno invitato alla concretezza della vita: il tramonto, la casa lontana, il viaggio, la cena, il lavoro del giorno dopo. Gesù in fondo li approva ma lancia anche la sfida: “Date voi da mangiare a tutti loro!”. Sono di fronte a un compito impossibile. Toccano con mano la loro impotenza e la loro incapacità. Ma Gesù si fa dare quei pochi pani che avevano, rende grazie, li benedice e li dà da distribuire. A ciascuno arriva pane e pesce a sufficienza così che nessuno resta senza, anzi alla fine raccolgono dodici ceste di pezzi avanzati. Nessuno ha visto quintali di pane in un solo colpo e non c’è stata la corsa per accaparrarsene il più possibile. Gesù ha operato in silenzio e con ordine, senza alcun gesto spettacolare, come a Cana di Galilea con il vino. Tutti hanno mangiato e bevuto gratuitamente e con abbondanza. Ma quanti avranno pensato che questo mangiare e bere era un segno che Dio si stava prendendo cura di loro? Non proprio tutti. E, a pensarci bene, avviene così anche oggi. Ripetiamo l’invito di domenica scorsa: “Apriamo gli occhi della mente e del cuore per accorgerci …”.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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