“Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni”. Gesù aveva circa trent’anni. Era un uomo maturo e aveva passato la maggior parte della sua giovinezza e maturità di uomo a Nazareth esercitando il mestiere di carpentiere, un lavoro insegnatogli da Giuseppe. Nei racconti che riguardano l’infanzia di Gesù abbiamo sentito alcuni fatti dolorosi e difficili, al punto che il bambino già nella sua infanzia era ricercato per essere ucciso, era ritenuto un essere pericoloso. Poi tutto si è acquietato ed è iniziato un periodo tranquillo nella cittadina di Nazareth: una vita in famiglia, segnata dal lavoro e da tutto ciò che fa parte di una famiglia normale: le relazioni con i vicini e i parenti, la partecipazione alla vita della città, la preghiera comune al sabato nella sinagoga ascoltando le parole dei profeti e di Mosè.
Ma nell’interiorità di Gesù si forma a poco a poco la consapevolezza che le cose cambiano e che bisogna imprimere una svolta alla sua vita. Occorre prendere una decisione e questa decisione è particolarmente forte e anche dolorosa.
Il segnale è dato dalla presenza di Giovanni presso il fiume Giordano: lui aveva ricevuto da Dio la missione di preparare la strada a Colui che sarebbe venuto dopo di lui, doveva incoraggiare alla perseveranza l’attesa di coloro che aspettavano con fiducia l’intervento di Dio salvatore, doveva invitare a ritornare tante persone che si erano allontanate, doveva chiamare a conversione tanti peccatori che erano stati infedeli a Dio. A Nazareth Gesù sentiva parlare di queste cose e ha capito che era giunto il momento di una scelta forte: cambiare completamente la sua vita. Ed ecco che lascia Nazareth e va da Giovanni. Ma questa scelta che cosa comportava? In quel tempo chi andava da Giovanni se non i peccatori desiderosi di cambiare vita per accogliere Colui che sarebbe stato mandato da Dio? La gente vicina a Giovanni cosa avrebbe pensato di questo abitante di Nazareth desideroso di ricevere il battesimo da parte di Giovanni? Che era uno dei tanti peccatori desiderosi di cambiare vita! LUI, l’unico innocente e santo, senza alcun timore si mette in mezzo a tante altre persone bisognose di perdono e di ritorno al Dio dei padri! Gesù non ha paura della miseria umana, né di quella antica né di quella di oggi, la nostra. Anzi la conosce fin troppo bene: questa miseria è ciò per cui si decide a fare qualcosa per noi, miseri e poveri : non per niente Lui si chiama DIO SALVA, Gesù Salvatore!
Da miseri e peccatori che siamo Gesù vuole fare di noi “concittadini dei santi e familiari di Dio” come dice l’apostolo Paolo agli Efesini. La gente che in quel giorno avrà visto Gesù avvicinarsi a Giovanni avrà senz’altro pensato che era uno dei tanti peccatori bisognosi di cambiare vita. C’è voluto del coraggio da parte sua per fare questa scelta. Ma questo è ancora poco.
In realtà il vero coraggio di Gesù sta nel fatto che lui aveva piena coscienza del suo destino: Lui avrebbe salvato il mondo intero annientandosi nel dolore e nella morte da schiavo come aveva descritto a suo tempo il profeta Isaia quando parlava del Servo sofferente, schiacciato dal dolore ma che Dio avrebbe reso Luce delle nazioni e lo avrebbe esaltato sopra tutti i popoli. Giovanni, illuminato da Dio, aveva capito che Gesù non era un uomo come gli altri bisognoso di perdono dei peccati, ma che era il Santo Servo del Signore. Dopo un po’ di esitazione lo battezza ed avviene quel prodigio straordinario che il vangelo descrive in modo molto sobrio ed essenziale: una visione misteriosa dello Spirito di Dio, un simbolo bello e pacifico come una colomba, una voce che parla dal cielo e dice a tutti i presenti: “Questo è il mio Figlio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. Chi parla così non può essere che il Padre. Gesù è venuto proprio a parlarci di Lui e del suo amore per noi!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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