Sono Giulio, un 64enne bresciano, nato in pianura ma, sin da piccino, portato dal papà a frequentare la montagna e, negli ultimi tempi, Bergamasco/Lecchese di adozione. Circa un anno fa, degli amici Lecchesi ben consci della mia passione nel conoscere posti nuovi come la sponda Lecchese del Lario, finanche al Ponte nel Cielo in Val Tartano e dintorni, mi suggeriscono di conoscere la Valsassina, cominciando da Pian dei Resinelli, senza mancare una visita a Morterone, il comune meno popoloso d’Italia. Dico loro che ne prendo atto e rimando alla primavera successiva, dato che non gradisco la montagna innevata o comunque rischiare su strade ghiacciate. Dopo non poca (loro) insistenza, nei successivi momenti di incontro, mercoledì 12 gennaio complice una bella giornata assolata, decido di assecondare il loro invito. In un paio d’ore di viaggio giungo ai Piani da Ballabio. Percorro il giro ad anello e ne resto entusiasta, tanto da accettare l’invito di occasionali amici di approcciare anche la Grignetta. Stagione e giorno infrasettimanale fanno sì che gli avventori siano pochi, una decina in tutto, mi godo quindi la località in tutto il suo splendore. Rientrato al parcheggio, mi guardo un po’ attorno ma la trattoria suggerita era chiusa.
A quel punto chiamo Paolo e lo informo della bellissima mattinata trascorsa e per questo lo ringrazio molto. Lui, di contro, insiste acché prosegua la giornata con una puntata a Morterone. Ribadisco che non mi entusiasma percorrere 16+16 km di strada siffatta, preferirei tralasciare. Vano il tentativo di farlo desistere nella sua coriacea insistenza. Mi continua a dire: “Vedrai che ti piacerà“. Parto!
Già l’imbocco della Sp 63 si dimostra poco invitante: decido comunque di proseguire (fors’anche perché sentivo ridondare nella testa la voce di Paolo: “Vedrai che ti piacerà“. La panoramica è meravigliosa, non vi è dubbio. Tanto che, ove possibile, approfitto di sostare per scattare delle foto. Arrivo così a Morterone – mi dico, finalmente!? Sosto alla Trattoria dei Cacciatori (che scoprirò essere l’unico punto di accoglienza in paese) dove sono piacevolmente intrattenuto da Viviana, alla quale chiedo di raccontarmi un po’ della località. Fra le altre cose mi dice che il momento clou della settimana è la SS Eucarestia della domenica alle 10:00. Visto che cammino volentieri, le chiedo come poter raggiungere Morterone a piedi evitando il transito della Sp 63. Mi racconta i vari percorsi ed io cerco di seguirla sul cellulare. Per evitare il traffico del tardo pomeriggio sulla Valsassina e al pensiero di dover ripercorrere la panoramica, rientro con solerzia, promettendo un ritorno.
Già durante il viaggio di rientro penso e ripenso a quella piccola enclave composta da tante località sparse per tutta la valle. Ormai il pensiero di ritornarci prende sempre più il sopravvento. Tanto che dimentico pure di passare a salutare gli amici Lecchesi. E per questo sarò pesantemente redarguito con minacce tipo: “Per farti perdonare offrirai la pizza!”. Assolverò alla punizione con grande piacere, come sempre, nel godere della loro compagnia.
Nei giorni seguenti navigo in internet alla ricerca di notizie su Morterone. Spicca la storia dell’attività casearia degli Invernizzi creatori dell’omonima azienda più nota che si svilupperà a Melzo. Il Valsassinese Pensa la lega a Carlo Invernizzi nato a Morterone nel 1837, mentre il Villa ne colloca la provenienza da Pasturo e la nascita di un Carlo Invernizzi nel 1836 a Pozzuolo Martesana (MI). Complice la promiscuità dei nomi assai facile in quei tempi (?) Chi dei due sia nel giusto, non mi è dato sapere. Entrambi evidenziano comunque l’assoluta matrice genetica Valsassinese.
Nella ricerca mi colpisce la figura di Antonella Invernizzi (già sindaco di lungo corso di Morterone e il cognome porta bene) e decido di contattarla via messenger. Si dimostra disponibile ad incontrarmi nel weekend a Morterone. Domenica 23 gennaio ritorno a Morterone. Fra le varie ipotesi suggeritemi da Viviana, decido per la agro silvo pastorale da Brumano – Valle Imagna. Lascio la macchina in località Stanga e mi incammino. L’incontro con Antonella, manco a dirlo, è alla SS Eucarestia, celebrata da don Agostino, al quale, nelle celebrazioni seguenti, in un paio di occasioni, chiederò di inserire anche i miei genitori nelle intenzioni. Questo primo approccio si rivelerà interessante e costruttivo e terminerà desinando da Viviana. Lasciata la piacevole compagnia di Antonella, rientro allungando lungo il Sentiero dei Grandi Alberi, non prima di uno sguardo al Museo d’arte Contemporanea all’aperto e una visita alla particolare frazione di Frasnida con le sue case in pietra locale. In una delle occasioni seguenti, visiterò anche l’azienda agricola presso la stalla comunale, posta lungo il sentiero che collega a Vedeseta – Val Taleggio.
Da quella volta, ritornerò a Morterone ancora nove volte, percorrendo ogni volta sentieri diversi: come dalla splendida Val Boazzo, piuttosto che dai Piani d’Erna o puntando all’agriturismo Costa del Palio, impareggiabile luogo di accoglienza. Il tutto sempre sorvegliato da Sua Maestà il Monte Resegone che già conoscevo allorché salito dalla Baita dei Monzesi da Erve. In occasione del referendum mi sarà presentato il Sindaco Pesenti. Farò anche altre piacevoli amicizie, come la frizzante Mary, la dinamica Camilla, Angelo con Sabrina della Bruga Alta e Simone, stoico sportivo e grande conoscitore del territorio – che incontrerò anche con la mia famiglia in quel di Milano – e altri che diverranno amici social, benché non ancora incontrati de visus.
Morterone è una località che ha un suo fascino. Seppur piccola Comunità per numero dei residenti, non manca tuttavia fermento nella politica locale, ahimè, spesso richiamata dai media: ma questo non intacca minimamente il piacere di goderne le bellezze. Mi sorprende questa voglia di ritornarci e penso come non mi fosse mai capitato di andare nella stessa località per undici volte nella stessa stagione.
L’apoteosi in tutto ciò la troverò nel corso dell’escursione al rifugio Luigi Azzoni, partendo dalla Forcella di Olino. Oltre alla bellezza della natura ho incontrato lungo il percorso tanti giovani. Li ho contati aggiornando il numero sul cellulare di volta-in-volta e sono arrivato a oltre 70. In tutti questi anni non mi era mai capitato di incontrare così tanta gioventù in montagna, se non per particolari eventi organizzati, come i concerti in alta quota o i raduni Alpini: e non era questo il caso. Da vecchio formatore la cosa mi appaga e mi porta a ben sperare per il futuro. Grazie ragazzi per la Vostra testimonianza di fede per una attività sana come la montagna. Qualcuno sostiene che è dovuto alla giovine età dei gestori del rifugio (dei quali ho avuto modo di apprezzarne la bravura): posso concordare per filosofia, ma, le gambe per arrivarci, sono comunque le loro. Quindi è pura passione. Meraviglia delle meraviglie.
Cav. rag Giulio Mussio
Mairano (BS)