“A voi che ascoltate, io dico …”. Queste prime parole di Gesù ci fanno capire subito una cosa: che vuole stabilire una differenza tra certe cose dette in generale che tutti sono chiamati ad osservare (per esempio i dieci comandamenti) e altre cose che sono veramente speciali e allora le chiede a persone speciali. E noi siamo proprio così, siamo persone speciali e lo diciamo non per un atto di orgoglio, per il gusto di sentirsi più bravi degli altri, ma perché nella sua bontà il Signore ci ha scelto, ci ha chiamato ad essere suoi discepoli. Siamo stati battezzati e questo vuol dire che diamo stati inseriti in Lui, viviamo con Lui e Lui vive in noi. Il fatto speciale e straordinario è proprio il suo amore riversato su di noi, la sua grazia e la sua forza. Proprio perché Lui ci ha reso forti siamo capaci di fare cose grandi.
Ci sono nel mondo altre persone che non sono ancora state chiamate, nel Vangelo sono chiamate “peccatori” ma non perché sono cattive persone. Gesù stesso li loda perché si amano reciprocamente, sono capaci di essere riconoscenti perché ricevono del bene e ringraziano facendo il bene, si aiutano economicamente e sono capaci di collaborare. Se ci guardiamo attorno dobbiamo dire che queste persone sono la maggior parte. La nostra società in cui viviamo è fatta per la maggior parte di persone così: sono brave persone, lavorano, servono gli altri, compiono il loro dovere e anche tutti noi dobbiamo essere grati a tutti coloro che compiono il loro dovere quotidiano, svolgono molti servizi e mandano avanti la società.
Però poi Gesù si rivolge a noi, “a noi che Lo ascoltiamo” e dice a ciascuno di noi: “Tu che mi ascolti sei mio discepolo, sei mio amico, io ti do una forza speciale, vuoi fare qualcosa di grande e di speciale?”. E il Signore ci dice chiaramente di che cosa si tratta e non usa mezze parole o esempi che poi bisogna interpretare. Ci dice chiaramente: “Tu fai del bene a chi ti ha fatto del male! Tu parla bene di quelli che parlano male di te! Tu prega per chi ti ha trattato male: vedrai che anche grazie alla tue preghiera un giorno si convertirà e smetterà di fate il male! Ama i tuoi nemici non perché se lo meritano ma perché tu hai un cuore grande, grande come quello di Dio: sii anche tu misericordioso come il tuo Padre celeste è misericordioso! Un giorno anche i tuoi nemici che ti hanno fatto del male cambieranno vita e cominceranno a fare il bene!”.
Questa è la grande battaglia della vita: è la lotta ancora in atto tra il bene e il male. Noi discepoli di Gesù dobbiamo vincere il male con il bene e questa è una impresa chiaramente superiore alle nostre forze personali. Ma ci dona Lui la forza e la grazia necessarie per compiere questa impresa straordinaria.
Davanti a queste parole di Gesù è facile che tanti si lascino prendere da scoraggiamento e dicano “Io non ci riesco! Io non ce la faccio!”. E pensando alle persone che ci hanno fatto del male ci vien voglia di dire: “No, con tutto il male che mi hanno fatto, loro non meritano proprio niente!”. Tutto questo è vero, ma non dobbiamo confondere l’amore con un dolce sentimento che dovrebbe prendere il posto in un cuore amareggiato, e neppure confonderlo con la dimenticanza. Infatti certe cose non si riescono a dimenticare.
È a Dio che dobbiamo guardare: a Dio che ci ha amato per primo, Dio che è Amore e ci insegna ad amare, Dio che è stato buono con noi e vuole che siamo buoni con gli altri. È Dio che vuole compiere la sua opera in noi, che vuole amare in noi, che vuole raggiungere tutti con il suo amore servendosi anche di noi, perché tutti, anche i più lontani, sono suoi figli.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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