BALLABIO – Non avevano tutti i torti i “dissidenti” del Barech: i ballabiesi volevano chiarimenti e, a giudicare dai tanti utenti costantemente online nella diretta di Ballabionews, probabilmente avrebbero volentieri assistito di persone alle discussioni sul caso. Oltre a stampa, consiglieri e rappresentati dell’Azienza Combi Arialdo, diversi i politici pronti a mettere nome e faccia nella diatriba: Davide Bergna (Forza Italia), Daniele Butti, Stefano Simonetti e Bruno Zerbin (“vecchia” Lega), Mauro e Carlo Piazza e Mattia Micheli (“nuova” Lega), Fabio Mastroberardino (Fratelli d’Italia) e la senatrice leghista Antonella Faggi, già sindaca di Lecco.
Tensione che si taglia con un coltello fin dalle prime battute, con il sindaco Giovanni Bruno Bussola che chiarisce – quasi ad anticipare le mosse di Alessandra Consonni: “prima l’esposizione, poi spazio alle domande e ad eventuali discussioni”.
Ecco allora che il primo cittadino prende la parola: “Tutto nasce da una richiesta di aiuto del Gruppo Combi Arialdo per un ampliamento necessario che, qualora non sarebbe stato effettuato a Ballabio, sarebbe stato pensato altrove. Non era un rischio teorico, ma reale, di delocalizzazione dell’azienda. Da qui nasce la ricerca di un compromesso, utile a conciliare la necessità del lavoro da un lato e l’importanza dell’ambiente dall’altro”.
“Un passo indietro: il terreno del Barech ha un coefficiente di edificabilità che è costato migliaia di euro nel corso degli anni. Non si può pensare che un terreno del genere venga mantenuto solo per mandarci le caprette; legittimo, ma in quel caso l’amministrazione avrebbe dovuto fare una variante del PGT e trasformarlo in area verde. Per questo, nell’ultimo anno e mezzo, abbiamo iniziato delle trattative che sono sfociate in una delibera dell’ottobre 2021, con il quale il consiglio dava mandato alla giunta e a al sottoscritto di conseguire accordi con enti superiori (Provincia e Regione) per evitare la delocalizzazione. È stato detto che questo rischio non era reale: già nel 2017 l’azienda Combi aveva richiesto un incontro con l’allora sindaca Consonni per esporre i rischi; questa li aveva incontrati e aveva risposto con una missiva protocollata in cui diceva che ci si impegnava in un anno a variare il PGT per permettere un ampliamento. Ciò non è più avvenuto, dunque il rischio di delocalizzazione è diventato più concreto”.
“La trattativa iniziata da noi è sfociata con un protocollo di intesa con la Provincia, che non è ancora un accordo di programma, il quale potrebbe avvenire in futuro – continua Bussola -. Il protocollo di intesa serve per dettare i paletti principali che verranno seguiti nell’eventuale accordo di programma. In questo modo noi ci siamo impegnati a sviluppare un bando Arest, che sapremo solo tra qualche mese se verrà accettato o meno, dunque solo allora potremo discutere e trattare gli aspetti abbozzati nel protocollo di intesa. Il bando è stato fatto per lo sviluppo economico del nostro comparto industriale, dunque quando verrà aggiudicato inizierà la fase di negoziazione e allora si cercherà di stabilire se ci saranno altri pattern privati che possono entrare nell’accordo”.
Ecco allora che Bussola comincia con l’elenco degli aspetti positivi del protocollo: “In prima battuta l’impegno dell’azienda a non delocalizzare. In secondo luogo l’incremento occupazionale delle 40 persone – argomento su cui il sindaco si è particolarmente soffermato -: è stato detto più volte che non è possibile per l’art 8. Non è vero, perché negli accordi con la Regione si possono inserire delle regole per permettere che ciò avvenga, come è successo con il Mc Donald’s di Garlate che ha assunto 20 persone, solo garlatesi. È una sorta di reciprocità, premia la collettività per il danno dovuto alla nuova grande struttura”.
Il terzo aspetto “positivo” riguarda la via per Morterone: “Ha diverse criticità: grazie al bando Arest si potrà allargare la strada e realizzare un marciapiede. In ultimo l’aspetto economico dei 400mila euro, che verranno usati per opere del territorio (una priorità i parcheggi di Ballabio Superiore)”.
“Insomma, sono state fatte tante polemiche premature, perché oggi mancano ancora tanti aspetti. Se ne riparla dopo l’aggiudicazione. E non escludo un’assemblea pubblica, ma questo, dopo l’eventuale aggiudicazione appunto”.
A prendere parola è poi il consigliere provinciale Stefano Simonetti, che con poche frasi spiega: “Sono qui per fare chiarezza. La Provincia di Lecco ha sottoscritto un protocollo d’intesa per far partecipare un Comune a un banco regionale, come avviene quotidianamente. Con la partecipazione a questo bando Arest, si inizia, qualora venga giudicato positivo, un percorso di programmazione negoziata, che si concretizzerà con la sottoscrizione di un accordo di programma, in cui la provincia dovrà dare delle indicazioni sulla viabilità e sullo sviluppo del territorio”.
È il turno poi di Mauro Piazza, il cui intervento è volto principalmente a comparare il progetto ballabiese con quello del Comune di Calolziocorte, già in fase ben più avanzata: “Il caso del Comune di Ballabio è di scuola: c’è una programmazione urbanistica conforme, vi è la partecipazione del privato, vi è il protocollo d’intesa sottoscritto con la Provincia e c’è un progetto che ricalca perfettamente gli obiettivi di Regione Lombardia. Altro caso scolastico, già validato da Regione, è quello di Calolziocorte, che interviene costruendo infrastrutture per far si che un prato diventi un’area industriale, con accordi per le aziende che si impegneranno a costruire i capannoni e ad assumere calolziesi”.
Ecco che inizia la fase forse più attesa, ovvero quella del confronto con “la platea”. La prima a prendere posizione, come ci si aspettava, è Alessandra Consonni, assessora “dissidente” nella scottante questione del Barech: “Opposizione ed esponenti della maggioranza avevano richiesto un’assemblea pubblica. Se con questa conferenza si vuole dare notizia dell’approvazione del protocollo, non siamo nei tempi giusti, dal momento che la firma è avvenuta oltre un mese fa. Se invece si vuole rispondere alle perplessità, mancano i cittadini. Pertanto, chiediamo che questa importante decisione venga trattata con un dibattito serio nelle sedi deputate a questo scopo o con un confronto diretto con tutti i cittadini interessati”.
“Nutro sincera stima per la storia e la realtà dell’azienda Combi Arialdo – precisa Consonni -, tant’è che ho consegnato la benemerenza civica alla memoria del fondatore. Esiste una questione ambientale, però mi preme sottolineare l’iniquità amministrativa – Delocalizzazione, assunzioni e “compensazione” per il guadagno dell’azienda sono i tre punti che la dimostrano secondo l’ex sindaco -. I sindacati dicono di non avere avuto nessuna ragione per pensare che l’azienda rischiasse una delocalizzazione. Nuove 40 assunzioni? Nel protocollo non sono legate alla realizzazione della nuova azienda, ma sono condizionate esclusivamente dalle ipotesi ‘se le commesse e il fatturato lo renderanno possibile’. Quindi, verrà concessa una modifica del PGT a qualsiasi azienda che promette nuove assunzioni se gli affari andassero bene? Per quanto riguarda la compensazione, da dove Bussola e Hoffman hanno desunto che 400mila euro siano una cifra congrua se ad oggi non sono stati resi noti i valori dell’operazione? Alcuni cittadini che hanno incontrato il sindaco hanno dichiarato che Bussola ha detto loro di non conoscere le dimensioni di questa operazione: dunque, mi chiedo che significato abbia un accordo dove una parte non conosce gli elementi fondamentali dello stesso? Domani, verificando le risposte che ha dato il sindaco, potremo dire se avrà fatto chiarezza”.
Bussola allora riapre il tema dei sindacati, richiamando alla missiva in cui Consonni promise una variazione del PGT per evitare la delocalizzazione dell’azienda. Nel fare ciò, chiama in causa Mauro Combi, rappresentante dell’azienda familiare: “Qui si parla dell’opportunità di investire nel territorio in cui siamo cresciuti. È un’opportunità che diamo ai nostri collaboratori, per la maggior parte valsassinesi. Proprio con i collaboratori da tempo abbiamo iniziato un percorso di dialogo e trasparenza sulle strategie aziendali, pertanto pensiamo che non sia stato necessario chiamare in causa i sindacati. Noi vogliamo fare imprenditoria, creare posti di lavoro. Altre questioni non ci riguardano”.
“Attualmente l’azienda offre lavoro a circa 60 dipendenti, un terzo se non di più sono residenti a Ballabio e l’80% dei quali sono valsassinesi. Sento parlare della delocalizzazione come una minaccia, ma è una opportunità, una scelta che un imprenditore è costretto a fare se non può fare la sua attività nel suo territorio. Noi siamo una famiglia di imprenditori dediti al lavoro, per noi prioritario è mantenere e definire il futuro dell’azienda. Nel caso, non sarebbe vicino, non in Brianza per intenderci” specifica Combi alle domande del direttore di Ballabio News.
E se il bando dovesse essere negativo e non verrà accettato? Semplice, “si cercherà una soluzione, per evitare la tanto temuta delocalizzazione” spiega Bussola. Insomma, in un modo o nell’altro, questo progetto s’ha da fare.
A rispondere sulle domande dei sindacati e dell’agenzia immobiliare “Patrizia Snc“, che compare nel protocollo d’intesa, è l’architetto Marco Castelli di Studio Arco: “Per quanto riguarda le RSU, non sono presenti in azienda perché i rappresentati si sono dimessi. Mi preme sottolineare che questo non è un progetto, ma un concept, un’idea culturale; il progetto sarà oggetto di coordinazione, cooperazione e condivisione perché sarà un progetto dialogato sul territorio, perché solo attraverso i progetti dialogati possiamo raggiungere la massima espressione dell’affinità tra economia, ambiente e sostenibilità. I percorsi dialogati prevedono un dialogo con le maestranze. Colgo l’occasione per segnalare che c’è un’area di proprietà della Combi, che è stata oggetto di verifiche nei decenni scorsi per la problematica del rame, che non è oggetto di questa trasformazione. Sarà fondamentale capire con la Provincia come meglio porre in sicurezza un ambito degradato in cui le amministrazioni comunali non hanno dato seguito gli ultimi decenni”.
“Altra cosa importante riguarda il perché 400mila euro di standard qualitativo: quando è stata fatta la domanda, abbiamo fatto la valutazione su un intervento da seimila metri quadri; gli oneri di urbanizzazione del Comune non erano stati aggiornati dal 2003, di conseguenza questo implicava un bassissimo costo e portava gli oneri necessari all’edificazione dell’ampliamento e alla ristrutturazione della sede attuale a una cifra bassissima, che mai lontanamente si sarebbe avvicinata a metà della copertura della finanziaria. Di conseguenza, il finanziamento della Combi non sono 400mila ma 400mila più una parte importante. Il mancato aggiornamento degli oneri si spiega con una scelta politica di favorire l’edificazione. La necessità per il piano industriale della Combi è di 12mila metri quadri di edificato, oltre a uffici e spazi. Per far fronte al mercato, questa è la necessità. In un momento come questo, 13mila metri quadri in Valsassina sono complicati; è stato fatto un approccio a Lecco, ma la cosa importante per la Combi è che il progetto abbia una valenza per il territorio e sul territorio. Si tratta di valorizzare Ballabio nel mondo, poter esportare il nome di Ballabio. Qualcuno può dire che è diseconomico per l’azienda, altri diranno che l’azienda è innamorata del territorio”.
E sull’agenzia immobiliare sopra citata, non sarebbe altro che un’impresa della stessa famiglia, che insieme all’azienda Combi Arialdo va a costituire il gruppo vero e proprio.
Microfono poi al consigliere provinciale Mattia Micheli, che spiega come la Provincia sostenga a pieno il progetto, anche perché “non neghiamo che questi accordi portino alla Provincia dei soldi importanti da investire nel territorio”.
A concludere la serata, spazio alla politica nuda e cruda.
Alla domanda bruciapelo dei nostri cronisti sulle discrepanze nella maggioranza ballabiese e, in particolare, tra due membri della Lega, prende parola Daniele Butti, segretario provinciale del Carroccio: “Per quanto concerne le diversità nella Lega, io la vedo come una mancanza di lungimiranza per quelli che potevano essere gli effetti. Mi auguro che le differenze tra i miei due militanti siano state ripianate. Non nego che ci sia stato un po’ di imbarazzo: è normale che ci siano differenze di vedute, ma entrambi hanno peccato di ingenuità e mi auguro che da qui in avanti possa tornare il sereno sull’amministrazione comunale di Ballabio”.
“Penso che gli interessi comuni prevalgano sulle nostre divergenze. L’importante è lavorare per il paese, c’è ancora tanto da fare” è l’ultima frase di Bussola.
Suona la campanella in sala consiliare. Primo round finito, ma nessuno è ancora al tappeto.
Attendiamo i prossimi.
dagli inviati Cesare Canepari e Sandro Terrani
in redazione Gabriele Gritti
Diretta web di Giovanni Piazza con S.M. Terrani