L’evangelista Giovanni ci racconta che Gesù sta partecipando a una festa e precisamente la Festa delle Capanne che è una delle tre grandi feste che obbligavano gli israeliti a presentarsi al Tempio. Durava 8 giorni e si teneva alla fine dell’estate, tra settembre e ottobre. Questa festa aveva lo scopo di ringraziare Dio per i raccolti dell’anno e di commemorare il soggiorno degli Ebrei nel deserto quando uscirono dall’Egitto. Durante tutta la settimana si abitava in capanne improvvisate, si facevano processioni e luminarie e la festività assumeva l’aspetto festoso della sagra popolare. In particolare nella notte tra il primo e il secondo giorno della festa si facevano grandi luminarie nel Tempio per ricordare la nube luminosa che aveva guidato gli Ebrei nel deserto, dopo che erano usciti dall’Egitto.
Immaginiamo allora Gesù che, a coloro che erano venuti a Gerusalemme per partecipare alla festa delle Capanne, con tutte quelle luci accese soprattutto nel tempio, fa il suo commento e dice: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Era come se dicesse: “I vostri padri hanno seguito di notte una nube che emanava luce e illuminava la strada che dovevano percorrere nel deserto. Quella nube era il segno evidente che Dio si stava prendendo cura di loro. Ora Dio si sta prendendo cura di voi proprio mandando me in mezzo a voi. Come i vostri padri per attraversare il deserto hanno seguito la strada indicata dalla nube luminosa ora voi dovete seguire me perché sono io che illumino la vostra vita”.
Oggi, Gesù rivolge a noi queste parole. Lui, luce del mondo, ci ha illuminati e ci chiede di seguirlo sulla strada che Lui ci indica. Ed ecco perché la nostra vita è una vita che trascorre nella luce:
perché crediamo in un solo Dio che è nostro Padre, ci ha chiamato alla vita, ci ama, ci comprende e ci perdona quando abbiamo sbagliato, ci rialza quando siamo caduti. Quante persone al mondo non hanno questa luce e allora affidano la loro vita alla guida di divinità inesistenti, frutto di fantasia e di tradizioni, oppure si affidano alle forze della natura, o si affidano alla fortuna o al destino, o a forze spirituali sconosciute e incontrollabili!
La nostra vita trascorre nella luce perché Gesù di Nazareth è il Figlio eterno che il Padre ha donato a noi come amico, fratello, da imitare e ascoltare, persona che ha sempre parlato di amore ed è vissuta nell’amore.
La nostra vita trascorre nella luce perché il Padre e il Figlio ci hanno donato lo Spirito Santo che ci rende figli e fratelli e ci dona la sua forza per vivere anche noi nell’amore reciproco. E quando non viviamo nell’amore lo stesso Spirito Santo ci aiuta a cambiare strada e a rimetterci sulla via giusta e ritrovare la strada dell’amore. Tutto questo noi lo chiamiamo LUCE, e la nostra vita diventa luminosa.
Noi dobbiamo esprimere a Dio tutta la nostra riconoscenza perché ci ha chiamato a vivere nella luce! Ricordiamo un simbolo molto bello del Battesimo che abbiamo ricevuto: la luce di una piccola candela che è stata accesa al cero pasquale, simbolo di Gesù risorto, luce che vince le tenebre, che abbiamo acclamato luce del mondo proprio la notte di Pasqua!
Ma se noi siamo stati illuminati dalla luce di Gesù perché seguiamo Lui che è Luce, vuol dire che anche noi diventiamo luminosi, vuol dire che anche la nostra vita irradia luce intorno a sé. Dopo tutto anche questo Gesù ce l’ha detto: “Voi siete la luce del mondo! Non può restare nascosta una città che sta sopra un monte. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.
Tutto quello che segue nel vangelo di oggi è nient’altro che una discussione tra Gesù e alcuni Giudei che si ostinavano a non vedere quella luce che emanava da Gesù; la luce della sua bontà, la luce del suo amore soprattutto per i piccoli, i poveri e coloro che soffrono, la luce della sapienza che era nelle sue parole. E anche questo continua a succedere oggi: tanta gente non vuole camminare alla luce del Signore Gesù e ci dispiace molto. Possiamo sperare che un giorno apriranno i loro occhi e camminare nella luce. Ma per quanto ci riguarda, quello che è richiesto a noi è vivere coerenti con ciò che abbiamo ascoltato in modo da essere anche noi una luce che risplende e illumina la vita degli altri.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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