Giovedì pomeriggio ho ripercorso i primi e più panoramici tornanti della SP 63 meglio conosciuta come “la Ballabio-Morterone”: chi mi accompagnava era fortemente combattuto fra l’ammirare il sottostante panorama della città di Lecco con gli impareggiabili scorci di azzurro lago che da lassù si apprezzano in tutto il loro fascino e l’ascoltare quella vocina che, invece, consigliava di non staccare gli occhi dalla strada scegliendo di concentrarsi sul percorso o tuttalpiù sul verde primaverile del fascinoso e sovrastante paesaggio montano.
La strada è frequentatissima durante tutto l’anno e lo sarà anche nelle Festività pasquali, con ulteriore incremento del traffico per il bel tempo dell’estate che verrà.
A dire il vero, il mio compagno di escursione aveva intuito le possibili insidie che riservava il tragitto già salendo dalla nuova Lecco-Ballabio: tra una galleria e l’altra e alzando gli occhi si individua facilmente il tortuoso sviluppo della parte più bassa ma non per questo meno esposta della strada provinciale SP 63, quasi tutta senza parapetti, che avremmo testé percorso per arrivare al mini parcheggio all’imbocco della ferrata verso la cresta del monte Due mani, che non era la meta della nostra più abbordabile passeggiata che prevedeva infatti una facile camminata nel torrente e fra le antiche baite del vicino e suggestivo fondovalle.
Appena scollinati eccoci infatti all’imbocco della Val Boazzo, proprio al confine con il territorio di Lecco capoluogo: scesi al piano e risaliti fino al ponticello ad arco che precede il tratto in salita verso il comune più piccolo che c’è non ho potuto fare a meno di lanciare lo sguardo verso l’alto da dove è recentemente precipitato uno sfortunato escursionista che era salito a Morterone per cercare solo qualche ora di pace e tranquillità ma sappiamo purtroppo come si è conclusa la sua gita.
Per descrivere il paesaggio e la ben conservata naturalità del luogo lascio che parlino le foto che sono però altrettanto esaustive ed eloquenti anche per quanto riguarda i potenziali rischi che attualmente corrono i frequentatori di quell’arteria stradale, anche se con l’auto non corrono affatto perché in realtà il buonsenso gli consiglia di procedere a velocità moderata. Anche chi non soffre di vertigini ma anzi è avvezzo ad arrampicarsi su per le ripide pareti delle montagne a volte prova la spiacevole sensazione di sentirsi, qui, meno protetto che salendo in falesia con le salvaguardie previste per quella specifica attività sportiva: essere chiusi dentro una scatola di latta su una strada senza parapetti per così lunga ed esposta tratta, effettivamente non deve essere piacevole soprattutto per chi non è abituato a tali singolari e potenzialmente pericolose situazioni.
Nella fattispecie parliamo di qualche chilometro di vertiginose esposizioni, solo per arrivare alla Val Boazzo, e non di poche centinaia di metri. Si consideri inoltre che per arrivare a Morterone di chilometri bisogna percorrerne un’altra decina e di parapetti se ne vedono ben pochi. Nondimeno, pare che siamo in vista di una soluzione almeno parziale. Saremo però più tranquilli e soprattutto lo saranno i Morteronesi sui tempi di realizzazione dei lavori solo quando si conosceranno i dettagli della progettazione, con al seguito il relativo e puntuale cronoprogramma.
Visto quel che è già successo non si dica che anche questo è… Prematuro.
Claudio Baruffaldi