DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DELLE PALME

Riflessione sulla Parola di Dio della Domenica delle Palme – Unzione di Betania
Il giorno della risurrezione di Lazzaro è stato anche il giorno in cui il tribunale supremo ha preso la decisione di uccidere Gesù. Per questo Gesù si allontana qualche giorno da Gerusalemme. Poi decide di andare di nuovo a Betania da Maria, Marta e Lazzaro. È una vera festa per quella famiglia, è un onore avere un amico così buono e così grande come Gesù. La festa ha un momento veramente speciale: quando Maria prende un profumo di grande valore, che normalmente si usa goccia a goccia, e lo versa abbondantemente sui piedi di Gesù per poi asciugarli con i suoi capelli. Questo gesto, umanamente esagerato, suscita meraviglia e anche critica in qualcuno ma noi non ci interessiamo di queste critiche. Ci basta sapere che Gesù ha approvato il gesto di Maria, prende le sue difese ma dà a qual gesto un valore che neanche Maria immaginava: immagina che dopo pochi giorni qualcuno avrebbe preso dei profumi per ungere il suo corpo senza vita dopo la morte in croce!

Riflessione sulla Parola di Dio della Domenica delle Palme – Ingresso in Gerusalemme

Dunque anche quella sera, nella casa di Lazzaro, c’è stata una festa e Gesù è stato accolto con grande onore e grande amore. Gesù mostra di partecipare volentieri a quella festa e di accettare il profumo che gli viene donato da Maria: è un segno dell’amore che aveva nel cuore. E così lancia un messaggio che è lo stesso che darà il giorno seguente, quando uscendo da Betania si avvia verso Gerusalemme e la folla lo accoglie in festa agitando rami di palme e gridando: “Osanna! Salvaci!”. E allora Gesù, trovato un asinello, vi monta sopra: questo gesto significa mitezza, umiltà, pace! Proprio come dice il profeta Isaia: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca”. Quanti invece anche oggi, come nel passato, preferirebbero un Salvatore più deciso, più capace di imporsi soprattutto davanti alla arroganza dei potenti che in ogni tempo seminano violenza e morte. E invece abbiamo davanti un salvatore umile e povero che si lascia maltrattare così che chiunque venga maltrattato e ucciso possa guardare a Lui sapendo di essere compreso e di condividere il suo destino. E il suo destino è quello di avere successo, di essere esaltato e innalzato grandemente, è quello di vedere la luce dopo il suo intimo tormento, è quello di avere in premio le moltitudini. Sono tutte parole del profeta Isaia.

Dunque anche noi accogliamo Gesù come Maria, Marta, Lazzaro e la folla festante di Gerusalemme, andiamo incontro a Lui con gioia e con amore sapendo che non metterà in mostra subito la sua potenza (come qualcuno vorrebbe) ma che tutta la sua forza sta nella sua fiducia con cui si abbandona totalmente alla volontà del Padre. Il Padre innalzerà nella gloria della risurrezione il Figlio che si è affidato a Lui e rialzerà anche tutti coloro che hanno creduto nel Figlio e si sono affidati a Lui per condividere di Lui sia il suo dolore che la sua gloria.

Il clima è quello di una festa ma questa festa ha qualche velo di tristezza che oscura la sua gioia. Vediamo come sono andati i fatti di quei giorni. Quando Gesù ha richiamato alla vita il suo amico Lazzaro che era morto da quattro giorni è stato il giorno in cui le autorità “decisero di ucciderlo”. Per questo, Gesù non si fa più vedere in giro per un po’ di giorni e si ritira in una cittadina vicina al deserto di nome Efraim. Non vedendolo più tanta gente si chiede: “Chissà se Gesù verrà alla festa?” Ma intanto la gente che aveva visto la risurrezione di Lazzaro raccontava questo fatto meraviglioso e suscitava curiosità e interesse in tante persone. Ecco perché si è formata una grande folla quando si è saputo che Gesù veniva a Gerusalemme. E questa folla prende dei rami di palma e va incontro a Gesù gridando: “Salvaci! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. L’avere risuscitato un morto è segno di grande potenza, se ne ha risuscitato uno potrà risuscitarne altri, potrà risuscitare tutti. E chiaro che è solo lui che può salvare veramente.

A questa invocazione di salvezza Gesù non risponde con parole ma con un gesto: quello di cavalcare un asino, come sta scritto nei profeti. Gesù avanza vittorioso, è vero, ma è disarmato e la sua vera forza è la giustizia e l’umiltà. Così farà sparire i carri da guerra e le altre armi. E per la sua venuta risuona un inno alla gioia: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!”. E mentre avviene questo in Gerusalemme, i potenti di turno, a partire da Erode e Pilato, con i loro eserciti e le loro violenze e sopraffazioni, continuano tranquillamente a imperversare insieme con gli imperi di quel tempo. Anzi presto penseranno a togliere di mezzo fisicamente anche Gesù perché disturbava la situazione che era sotto il loro controllo. Gesù non ha pensato minimamente a togliere di mezzo Erode e neanche l’imperatore di Roma o gli altri potenti, sia politici che religiosi.

Vediamo la grande attualità della parola di oggi. Chissà quanti si stanno chiedendo come mai Gesù non usa la sua potenza universale nel togliere di mezzo i potenti e nel distruggere le armi per donarci la pace! E’ un po’ come tra quella folla trovare gente che si chiede: Come mai Gesù non risuscita anche gli altri morti? Di più: come mai Gesù verrà annientato presto dalla potenza di quel tempo? Anche oggi, nel nostro mondo lacerato e violento dove tante persone muoiono innocenti come Gesù, siamo chiamati a non perdere la nostra fede nell’unico e potente Salvatore. Anche oggi,e soprattutto oggi, vogliamo andare con fede incontro a Gesù per dirgli: “Salvaci! Solo tu ci puoi salvare! Vieni a noi tu che porti la pace!”.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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