A prima vista, sembra che qui non ci sia nessun miracolo. Non è come nei prossimi racconti, come per esempio quello della risurrezione di Lazzaro: compie quel miracolo affinché i suoi discepoli credano. Di fatto, poi, anche molti Giudei, dopo aver visto quello che Gesù aveva fatto, credettero in lui. Eppure anche qui il miracolo c’è, ma non si vede. Non è un miracolo eclatante come quando un uomo, nato cieco, comincia a vedere e un uomo, morto da quattro giorni, esce dal sepolcro e ritorna alla vita.
Al termine del racconto si dice che molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna che testimoniava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. Eccolo qui il miracolo: è invisibile perché avviene all’interno di una persona.
Il miracolo è lo sguardo profondo di Gesù che conosce già il cuore inquieto di quella donna che viene semplicemente ad attingere acqua. Un po’ di dialogo intorno all’acqua serve a far nascere un po’ di confidenza. Quando poi c’è la confidenza Gesù, con delicatezza e rispetto per la persona che ha davanti, mostra chiaramente di sapere tutto di lei, anche quello che lei pensa di nascondere come un segreto. In fondo lei si trovava davanti a uno straniero che vedeva per la prima volta. Non c’era alcun bisogno di dire che lei stava con un uomo, che non era suo marito, e che prima era stata sposata con cinque uomini. Chissà se qualcuno di quel villaggio sapeva questa verità. Era una verità scomoda, che non le faceva onore. Era nel suo interesse tenerla nascosta. Ed era giusto così: perché è giusto custodire la propria buona reputazione. Non si vive bene se si è giudicati male dalla gente. Ma Gesù compie proprio questo miracolo spirituale: fa emergere la verità del suo passato irrequieto pur rispettando la sua dignità personale e mostrandole tutto il suo amore. Infatti vuole portarla a sé, vuole attirarla a sé perché Gesù ha capito benissimo che quella donna, nel profondo del suo cuore, aveva sete di amore vero. E Lui, Gesù, è l’unico che può dissetare una sete così speciale e così profonda.
Quella donna allora rimane sorpresa nel sentirsi conosciuta, ma anche rispettata nonostante i suoi sbagli, e poi amata! Allora la donna diventa addirittura coraggiosa e dice: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto!”. Lei stessa sapeva che il Cristo doveva venire per annunciare ogni cosa. Ma se questo Giudeo, che le chiede da bere perché ha sete, è capace di portare alla luce quei segreti che lei aveva nel cuore, vuol dire che forse è proprio lui il Cristo! E allora nasce la fede!
E la fede gioiosa di chi si sente salvato e amato, diventa contagiosa. Anche altri vengono trascinati in questa fede. Ammettono che la testimonianza di quella donna è stata importante ma poi arrivano a una fede personale e convinta: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo!”. Percorrendo una strada o percorrendo l’altra si arriva sempre allo stesso punto: Gesù è colui che salva!
La nostra condizione di persone che sanno di sbagliare o che hanno sbagliato possiamo definirla una condizione privilegiata perché è l’occasione più propizia che ci fa incontrare Gesù come medico che guarisce le nostre ferite e come salvatore che ci porta a una vita più vera, più buona ma soprattutto una vita eterna! Il miracolo invisibile che Gesù ha operato quel giorno quando si è seduto, stanco, a chiedere un po’ di acqua, è un miracolo vero che Gesù continua ad operare in ciascuno di noi. È il miracolo della sua conoscenza del nostro cuore, lo conosce anche meglio di quanto lo conosciamo noi stessi. Noi possiamo imitare quella donna di Samaria dicendo: “Ma come fa a conoscermi? E come mai, pur conoscendomi così bene, mi ama? E perché, pur conoscendo tutto di me, continua ad amarmi?”.
Forse qualcuno elabora un altro pensiero come questo: “Se è proprio vero che Dio mi conosce e sa tutto di me e di quanto sono misero e di quanto ho sbagliato e sto sbagliando, non può amarmi così tanto come si dice!”. Ma questo è il pensiero suggerito dal tentatore che ha tentato anche Gesù, come abbiamo visto domenica scorsa. Scacciamolo, come ha fatto Gesù, e diciamo: “Sì, proprio perché Tu Gesù vedi la mia miseria io vengo a Te che solo mi puoi salvare!”
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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