È bene sapere perché Gesù dice di SENTIRE COMPASSIONE per quella folla. Nel vangelo si dice che Gesù salì su una collina presso il mare di Galilea “e lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano, e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio di Israele”.
In quei giorni è successo qualcosa di particolare: Gesù è stato come inondato da un mare di sofferenza umana! In tante altre occasioni aveva già guarito alcuni malati che lo avevano supplicato di guarirli. Quelli erano momenti in cui Gesù parlava anche di fede, di Dio, oppure faceva raccomandazioni come quella di non divulgare il fatto. Oggi vediamo qualcosa di diverso: vediamo tantissime persone che portano a Gesù tutti i loro malati e li lasciano lì, li depongono ai suoi piedi e aspettano che lui faccia qualcosa perché ormai sanno che lui può fare qualcosa di bene per loro. E Gesù li guarisce tutti e ottiene un grande risultato che a lui sta molto a cuore: la gente loda il Dio di Israele. Gesù esulta perché sa di essere figlio del Dio di Israele e lo ama così tanto da gioire profondamente nel vedere il popolo che loda Dio. Non era ancora giunto il tempo in cui doveva manifestarsi pienamente come il Figlio di Dio. Per ora la gente conosce Gesù come un uomo buono e anche potente, capace di guarire tanti malati e fare del bene a tutti. E a causa di Gesù la gente si rivolge a Dio, lo loda e lo ringrazia.
Eppure Gesù non si ferma a constatare che la folla è felice per avere ottenuto delle guarigioni ma fa qualcosa che la gente non gli chiede neppure. Gesù previene la gente nei suoi bisogni. Non solo ha visto la sofferenza della malattia fisica che riguardava molti ammalati ma considera anche la stanchezza e la fame di tutti. Gesù pensa al viaggio che devono compiere per tornare a casa, un viaggio probabilmente lungo e difficoltoso, senza niente da mangiare. E’ per la sua compassione e il suo desiderio di aiutare i deboli e i sofferenti che Gesù dice: “Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino”. Allora avviene quello che abbiamo sentito nel racconto del Vangelo: Gesù vince il dubbio e la difficoltà dei discepoli vicini a lui, gli bastano quei sette pani e pochi pesciolini, li benedice, ringrazia il Padre, li spezza e li dà ai discepoli da portare alla gente e tutti mangiano a sazietà.
Possiamo dire che questo momento è stato una tappa importante nel cammino di conoscenza di Gesù non solo per la folla che incontrava Gesù ogni tanto, quando passava, ma anche per i discepoli che lo seguivano da vicino tutti i giorni. Nessuno è ancora arrivato ad avere fede in Gesù come il Figlio di Dio venuto nel mondo per la salvezza dell’intera umanità. Per ora si sa soltanto che Gesù sente compassione per l’umanità sofferente e che non si ferma a guardare ma agisce perché comincia a salvare dalle malattie e alleviare i dolori e le sofferenze.
Noi oggi abbiamo la possibilità di vedere le infinite sofferenze non solo nostre o dei nostri vicini ma anche quelle del mondo intero: le guerre, le malattie, la pandemia, la fame di tanti popoli, le vittime innocenti, le ingiustizie, le sofferenze dei bambini, le masse dei poveri. Quante sofferenze! E poi ci sono le sofferenze che ciascuno deve affrontare e sopportare. Di fronte a tutto questo tante persone si bloccano: si scoraggiano perché il mondo è brutto e ingiusto, si arrabbiano perché le cose della vita vanno male, sono indifferenti perché tanto le cose sono andate sempre così e non cambieranno mai, e se si parla di Dio non interessa più di tanto perché si dà per scontato che Dio è lontano e non si interessa di queste cose. Noi vogliamo rifiutare questi atteggiamenti: portiamo a Gesù tutte le sofferenze che conosciamo e che viviamo, confidiamo nel suo amore e nella sua compassione, ravviviamo la convinzione che Lui conosce tutto di noi, partecipa ai nostri dolori, e solo Lui può fare qualcosa per noi. Poi aspettiamo con speranza e con fede. Gesù che è vicino e che ci aiuta, Gesù che ci conosce e sente compassione per noi, Gesù che ci dà luce e forza: è una esperienza che possiamo fare tutti e che non è riservata solo alle folle della Galilea di duemila anni fa.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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