“VENGA IL TUO REGNO!” . Questo noi chiediamo al Padre ogni volta che preghiamo con le parole che Gesù ci ha insegnato. E professando la nostra fede diciamo, a proposito di Gesù, che “di nuovo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti!”. E quando partecipiamo all’Eucaristia diciamo sempre: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione NELL’ATTESA DELLA TUA VENUTA!”. Queste parole non le diciamo solo nel tempo dell’Avvento in attesa del Natale, le diciamo tutto l’anno, ogni giorno. Giustamente, perché dobbiamo tenere viva in noi la consapevolezza, anzi la speranza, che il nostro Signore un giorno tornerà in tutta la sua gloria e il suo splendore, in un modo in cui nessuno potrà più mettere in dubbio la sua esistenza e la sua presenza nel mondo.
Come invece accade oggi: Gesù è presente nell’Eucaristia ma chi lo riconosce e lo accoglie? Solo noi, credenti in Lui! Gesù è presente nella parola del Vangelo che viene proclamato ma chi se ne accorge e lo ascolta? Noi suoi discepoli, ma gli altri? Gli altri pensano di poter vivere ugualmente facendo tutto quello che devono fare senza dare troppo peso a questa presenza così misteriosa di cui sentono parlare ma la ritengono di poca o nessuna importanza. Un giorno tutto questo finirà. Verrà il giorno in cui questa presenza si imporrà con tutta la sua forza e nessuno potrà far finta di niente. Tutti saranno obbligati a prenderne atto: chi l’avrà rifiutata in vita tremerà di spavento, chi l’avrà accolta in questa vita esulterà di gioia. Speriamo che tutti noi possiamo esultare di gioia, in quel giorno che verrà!
Stiamo parlando di qualcosa che ci rende diversi da tutti gli altri che vivono sulla terra. Abbiamo tutto in comune con loro ma non questo segno distintivo che si chiama speranza! Su questa terra condividiamo con tutta l’umanità le fatiche e le gioie del vivere quotidiano, viviamo con la famiglia, andiamo a lavorare, ci impegniamo in tante cose, ci assumiamo responsabilità nella vita civile, esercitiamo tante professioni. Notiamo che ci sono tante persone non credenti che pure compiono tanto bene e anche senza la fede compiono molte opere di carità. Sono tutte quelle persone che un giorno diranno al Signore: “Quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? Quando ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto o malato e ti abbiamo visitato?”. E Gesù risponderà loro: “Il povero cui hai dato da mangiare ero io, lo straniero che tu hai accolto ero io, il malato che tu hai curato e hai visitato ero io! Venite benedetti!”. Tutte queste persone hanno fatto del bene agli altri e non avevano la coscienza che si incontravano con Gesù. Semplicemente non lo conoscevano e non ne avevano sentito parlare. Per noi è diverso: noi conosciamo Gesù perché ci hanno insegnato tante cose su di Lui e lo incontriamo nei sacramenti.
Ma verrà un giorno in cui i sacramenti non saranno più necessari. Infatti sappiamo che Lui verrà in modo manifesto, chiaro, e non più in modo dimesso e nascosto come la sua presenza nello spezzare il pane in sua memoria. Non è sufficiente sapere queste cose. Occorre anche aspettare con serenità e pace interiore la sua venuta o meglio: occorre anche desiderare di incontrarlo nella sua gloria e vederlo in tutta la sua bellezza e splendore! È questa la virtù della speranza, che ci rende diversi da tutti gli altri.
Quando abbiamo questa speranza viva in noi siamo tranquilli anche quando si presentano i profeti di sventura che cercano di spaventarci. Gesù dice: “Non andate dietro a loro!”. E quando si sentono cose terrificanti come guerre, sconvolgimenti, rivoluzioni, dice: “Non vi terrorizzate!”. E durante le persecuzioni, nei tribunali, dice: “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto!”. Quando tutti gli altri hanno paura, a noi dice: “Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina!”. Tutto questo avverrà quando vedremo “il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria!”. Tutto questo viene detto non perché ci sentiamo superiore agli altri ma perché Dio stesso ci ha scelti per poter testimoniare cosa vuol dire vivere nella speranza. Vedendo noi vivere nella speranza, gli altri devono essere portati a chiederci: “Ma dove trovate la forza di vivere così? Come fate ad essere così sereni con tutto quello che ci capita?”. Dovremmo rispondere: “Noi siamo certi che un giorno Gesù tornerà in tutta la sua gloria e aspettiamo con gioia il suo ritorno!”: questa certezza è ciò che ci dà forza in questa vita.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
Scarica il foglietto degli avvisi –> AVVISI DAL 14 AL 21 NOVEMBRE 2021