C’è qualcosa di veramente straordinario nelle parole che oggi abbiamo ascoltato e anche Gesù lo sa molto bene per cui sta attento a come parla. Stava commentando il fatto che gli Ebrei, attraversando il deserto, sono sopravvissuti con la manna, portata con abbondanza dal vento del deserto. E’ un fenomeno naturale visibile anche oggi. Ma gli Ebrei l’hanno chiamata “dono di Dio”, qualcosa disceso dal cielo. E Gesù fa il suo commento con una novità di rilievo e dice: “Io sono il pane disceso dal cielo”, cioè pretende di sostituirsi alla manna antica. I suoi ascoltatori sono già turbati e reagiscono in modo negativo perché si trovano davanti un uomo come gli altri e non capiscono come mai possa dire di essere disceso dal cielo. Anzi dicono di conoscerlo già dal momento che sanno chi è il suo padre, Giuseppe, e la sua madre, Maria. Quindi credono di sapere tutto anche del figlio!
E invece la verità più profonda non la conoscono. Per accogliere questa verità occorre essere come predisposti e preparati. Da che cosa? Da una azione interiore di Dio che lavora nel nostro cuore e lo rende docile e pronto ad accettare qualcosa di grande e straordinario. Proprio come abbiamo sentito domenica scorsa quando Gesù diceva a Nicodemo che per vedere le cose del Regno di Dio occorre rinascere dall’alto. Così oggi dice: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me”. Rendiamoci conto di questa cosa molto bella: Dio stesso lavora nel più profondo della intimità di ciascun essere umano, in un modo molto silenzioso e misterioso ma lavora sul serio. E nel suo lavoro Lui vuole portare la nostra attenzione e muovere i nostri sentimenti verso Gesù, suo Figlio. Ma sempre rispettando la nostra libertà. Ecco perché ci sono tanti modi di agire e anche davanti a Gesù c’è chi lo accoglie come amico e c’è chi lo rifiuta. Tutto dipende dal fatto che uno lascia lavorare Dio nel suo cuore o non lo lascia lavorare. In altre parole: tutto dipende se abbiamo un atteggiamento docile e pronto ad ascoltare e desideroso di capire oppure se siamo chiusi in modo orgoglioso sulle nostre conoscenze e su noi stessi per cui non siamo aperti a qualcosa di nuovo.
Così sono stati i Giudei di quel giorno. Si sono chiusi nelle proprie conoscenze di Dio, nelle proprie tradizioni religiose e nei propri maestri e non hanno voluto aprirsi a questo nuovo maestro venuto da Nazareth: Gesù! Quel giorno erano presenti anche dei discepoli. Anche loro hanno detto: “Questo linguaggio è duro! E chi può comprenderlo?”. E Gesù, sapendo di dover dire una grandissima verità veramente straordinaria, che non poteva cambiare o modificare solo per fare piacere ai suoi ascoltatori, dice loro: “Volete andarvene anche voi?”. Tanti dei suoi discepoli da quel giorno non andarono più con lui. Invece un gruppetto ha deciso di restare e, a nome di tutti loro Simone, risponde a Gesù: “E da chi andremo? Solo Tu hai parole di vita eterna!”.
E qual è quella verità così straordinaria che Gesù diceva quel giorno? Oppure quel linguaggio così duro che nessuno poteva comprendere? Gesù ce lo dice a poco a poco. Dopo aver detto di essere il pane disceso dal cielo, dice di essere il pane della vita perché chi ne mangia non muoia cioè vivrà in eterno. E già questo è straordinario perché di fatto tutti muoiono prima o poi, e come fa questo maestro a promettere la vita eterna? Ma c’è qualcosa di ancora più forte. Non si accontenta di dire di essere un pane che dona forza e vita ma dice di essere il pane VIVO per vivere in eterno, e questo pane vivo è Lui stesso che è cibo: “E il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo!”.
Questo è il linguaggio incomprensibile che tanti hanno ritenuto inaccettabile e se ne sono andati. Infatti hanno inteso queste parole in una maniera materialistica: mangiare carne e bere sangue è un linguaggio un po’ ripugnante e crudo. Ma noi siamo animati dall’amore verso Gesù, dalla fede nelle sue parole. Lui maestro di verità e di vita ci chiede un gesto chiaro e semplice: “Prendete e mangiate! Prendete e bevete! Facendo questo io sono con voi, io sono in voi”. Quello che è veramente necessario per accettare questa verità così bella della presenza viva di Gesù in noi e tra noi è l’atteggiamento tipico dei bambini piccoli che accettano senza discutere quello che dicono il loro papà e la loro mamma. Dio stesso ci conceda di avere questo atteggiamento e questa docilità che permette a Gesù di vivere in noi e di essere la nostra vita!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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