MORTERONE – Se la lista che si è presentata a sorpresa nel microscopico contesto elettorale di Morterone denominata Partito Gay LGBT+ avesse dovuto affrontare il pericolo del quorum, allora l’incontro pubblico organizzato questo pomeriggio nella sede del municipio sarebbe stato perlomeno quantitativamente confortante. Perché in effetti ad ascoltare il candidato sindaco Andrea Grassi con i due consiglieri Francesco Di Bella e Alex Garau (quest’ultimo marito dello stesso Grassi) c’era quasi la metà dei votanti di Morterone. E anche le sollecitazioni per un confronto con delle proposte sulle quali impegnarsi in caso di vittoria alle urne sono state raccolte positivamente dal pubblico convenuto nella sala del Comune.
Presente anche la sindaca uscente Antonella Invernizzi, testimone silenziosa fino a un piccolo battibecco a proposito dei suoi trascorsi democristiani, con Grassi che per dimostrarle la sua partecipazione a un elezione degli anni ’90 sotto le insegne della vecchia DC estrae il cellulare e indica per l’appunto sul sito del Ministero dell’Interno quelle due lettere che tanto contavano fino alla fine dello scorso millennio – mentre la prima cittadina in carica fino al prossimo inizio di ottobre insiste nel definire quella lista una semplice civica.
Ma a lato delle discussioni sul passato, molto si è parlato di presente soprattutto futuro: i candidati sindaco e consiglieri hanno raccolto le indicazioni di alcuni residenti come ad esempio la richiesta di trasporti pubblici e la reintroduzione della presenza almeno per un giorno alla settimana di un medico, proponendo a loro volta nei progetti a partire dall’introduzione di colonnine di ricarica delle bici elettriche e miglioramento delle strutture ricettive nel piccolo paese montano oltre allo sviluppo del “turismo in tenda”. C’è stato poi spazio per una polemica piuttosto dura nei confronti della gruppo avversario (Morterone insieme) ribadendo da parte di Grassi che non solo è stato formalizzato un ricorso contro la presunta presentazione fuori tempo massimo della lista capitanata da Dario Pesenti ma anche il deposito di un esposto alle autorità giudiziarie nell’ambito della stessa vicenda. “Noi che non siamo di qui sapevamo che si doveva presentare i nomi a Ballabio ma questi invece no?”.
Grassi poi ha affermato che in caso di vittoria alle elezioni troverà un alloggio in paese “per almeno tre giorni a settimana”.
La sensazione è che, per quanto fuori dal contesto locale (ma d’altra parte nemmeno gli sfidanti hanno un solo residente o almeno nativo di Morterone in lista) la ormai famosissima presenza del Partito Gay al di là di un’operazione di marketing elettorale cerchi – magari un po’ provocatoriamente ma con strumenti seri e un approccio aperto alle istanze locali – un successo nelle urne che entrerebbe nella storia.
Mentre fin d’ora la sola partecipazione alla competizione del 3 e 4 ottobre in questo piccolo paese ha suscitato una attenzione tale da far passare quasi in secondo piano la presenza di candidati e liste dello stesso movimento nelle grandi città italiane da Roma a Milano, Napoli e così via.
S. T.