IL RE SALOMONE. Salomone è figlio del re Davide. E’ passato alla storia come colui che ha costruito per il Signore un tempio grandioso e famoso in tutto il mondo antico. Così abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Ho voluto costruirti una casa eccelsa, un luogo per la tua dimora in eterno”. In questo tempio c’era una parte interna chiamata “il Santo dei Santi”: una stanza che custodiva l’arca dell’alleanza, un luogo inaccessibile al popolo. Solo il sommo sacerdote poteva entrare una volta all’anno per offrire un sacrificio di espiazione per i suoi peccati e per quelli del popolo. Il Signore ha concesso al popolo antico un altro segno della sua presenza: “La nube riempì il tempio del Signore. Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura”.
Eppure tutto questo è durato più o meno tre secoli, poi tutto è andato distrutto. Perché? Per l’incoerenza del comportamento pratico. Dio non sopporta chi entra nel tempio a pregare tanto e offrire sacrifici e poi va fuori e si comporta in un modo disonesto e senza rispetto e amore per gli altri. Per questo ha permesso che il tempio di Salomone venisse distrutto dai Babilonesi. Poi un altro tempio è stato costruito ma non maestoso come quello antico. Il tempio che ha frequentato Gesù è quello ingrandito e abbellito dal re Erode. Di questo tempio ne esiste ancora una parte, chiamata “il muro del pianto”.
Noi oggi vogliamo guardare a Gesù e cercare di comprendere che cosa pensava lui del tempio, perché ci andava, che cosa voleva, come si è comportato, che cosa ha fatto.
Gesù amava il tempio, lo frequentava volentieri e negli ultimi giorni della sua vita terrena passava le sue giornate nel tempio a insegnare e incontrare la gente e alla sera si recava a Betania o al monte degli ulivi e lì passava la notte. Il mattino dopo rientrava in città e si recava di nuovo al tempio. Oggi lo vediamo in un momento di gioia popolare: un solenne ingresso in città che anche noi ricordiamo nella domenica delle Palme, la domenica prima di Pasqua.
Per quanto riguarda il tempio Gesù ha un solo desiderio: che sia fedele al compito che gli è stato affidato. Il tempio è nato per essere un luogo dove il popolo si raduna con l’intenzione di dialogare con Dio, di affidare a Lui la propria vita e quella degli altri, di cercare aiuto e protezione nelle difficoltà della vita.
E poi il tempio è un segno di Dio che ama così tanto il suo popolo da voler abitare in mezzo a lui. In questo modo il Dio di Abramo e di Mosè si dimostra diverso da tutti gli altri dei che la mente umana aveva inventato. Così hanno pensato Davide e Salomone quando hanno voluto il tempio antico, e così hanno insistito i profeti. E Gesù ricorda a tutti questo insegnamento: “Sta scritto: ‘La mia casa sarà chiamata casa di preghiera’”.
Oggi invece vediamo Gesù in un momento di grande indignazione: vede molta gente intenta ai propri affari. C’è chi vende e chi compra, c’è chi fa affari accettando monete straniere per cambiarlo in valuta locale, c’è chi vende colombe e agnelli, ma Dio è il grande assente dalle loro vite.
Per questo vediamo Gesù in atteggiamento come non l’abbiamo mai visto: lui che ha sempre accolto tutti, anche quando aveva intenzione di riposare un po’ con i suoi discepoli, oggi caccia via tutti chiamandoli “ladri!”.
Ma ancora: l’ingresso al tempio era proibito a ciechi e storpi, ai malati e disabili perché erano ritenuti puniti da Dio per i loro peccati e dunque erano impuri e indegni di accedere alla casa di Dio. Proprio loro oggi si avvicinano a Gesù e Lui li accoglie e li guarisce. Capovolge completamente il modo di fare e di pensare di coloro che si erano impossessati del tempio e credevano di essersi impossessati perfino di Dio! Gente che si indigna nel sentire i bambini che nel tempio acclamano: “Osanna al Figlio di Davide!”. Gesù invece li approva e ne è felice. Tutto questo crea un distacco totale tra Gesù e i suoi oppositori, un distacco ormai definitivo che sfocerà nella condanna a morte di Gesù.
Che bel messaggio ci lascia oggi Gesù: attraverso il tempio fatto di pietre noi comprendiamo chi sono le persone gradite a Dio perché Lui le accoglie nella sua casa: i semplici come i bambini, i poveracci esclusi e tenuti lontani dalla gente che si crede per bene, i malati e i sofferenti che cercano aiuto e conforto. E facciamo bene ad aggiungere anche i peccatori, anche se di loro oggi non si parla in modo diretto. Tutti questi Dio li accoglie, li guarisce, li perdona, li salva. L’apostolo Paolo ci dice che ora “noi siamo il tempio del Dio vivente!”. Facciamo in modo di essere quel tempio speciale in cui chi ci viene a visitare si incontra con Dio e trova aiuto e accoglienza veramente fraterna.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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