Ci sono settori che, pur facendo parte del panorama economico da un tempo contenuto, hanno concretizzato degli ottimi numeri. In questo novero è possibile includere il mondo della cannabis light. Quando si parla di marijuana Italia – attenzione, ci stiamo muovendo fuori dall’ambito terapeutico – si inquadra la Legge 242/2016. Questo testo normativo, entrato in vigore nel gennaio dell’anno seguente, consente la commercializzazione della cannabis a basso contenuto di THC.
L’acronimo in questione è noto a tutti: si tratta del principio attivo psicoattivo per eccellenza. Nella cannabis sopra ricordata, la sua presenza non supera lo 0,2. Anzi, per essere precisi è necessario parlare di 0,6%. Il motivo? Il legislatore ha aggiunto quella che, a tutti gli effetti, è una sorta di soglia di tolleranza, messa in primo piano con la consapevolezza del fatto che, per i produttori, non è affatto semplice mantenersi entro il succitato 0,2%.
Qualche numero
In Italia, il settore della cannabis light dà lavoro a oltre 10mila persone. Un numero non indifferente se si pensa, come già ricordato, che parliamo di un business giovane. In un mercato globale che vede i prodotti a base di CBD – più tardi spiegheremo cosa si cela dietro a questo acronimo – superare i 254 milioni di dollari, una quota importante è frutto dell’impegno di aziende del nostro Paese.
Un business sostenibile e innovativo
L’arrivo dei prodotti a base di cannabis light nella vita quotidiana degli italiani ha permesso a tantissime persone di mettere in primo piano innovazione e sostenibilità. A dimostrazione di ciò è possibile citare la popolarità delle soluzioni tessili. Sull’onda di alcuni grande brand – p.e. Levi’s – i produttori di cannabis light hanno sfruttato il basso impatto ambientale della fibra tessile.
Capace di crescere in condizioni avverse per altre specie, la canapa, in virtù di questa caratteristica è considerata una pianta adatta al contrasto al consumo di suolo. Da non dimenticare è anche il fatto che, per proliferare, ha bisogno di molte meno risorse idriche rispetto al cotone.
Soluzioni naturali a problemi contemporanei complessi
Il business della cannabis light si è dimostrato capace di mettere in risalto soluzioni naturali a problemi complessi. Di cosa stiamo parlando? Della necessità di interfacciarsi con una nuova normalità. Molte persone, come purtroppo ben si sa, hanno vissuto il cambiamento della pandemia come un vero e proprio trauma. Colpiti nelle più radicate certezze, hanno iniziato, spesso per la prima volta nella loro vita, ad avere a che fare con problematiche fastidiose come l’insonnia. Premettendo il fatto che, nel momento in cui a questa condizione si accompagnano sintomi depressivi – costante visione negativa del mondo, della propria persona e del futuro che si ha davanti – è il caso di consultare uno psicoterapeuta, è bene ricordare che, grazie a prodotti come l’olio di CBD, è possibile migliorare la qualità del sonno grazie a un piacevole effetto rilassante.
Il CBD è un principio attivo che, da diversi anni, è al centro di un fervente impegno scientifico per approfondirne le proprietà. Considerato il “cugino” meno famoso del THC, è privo di effetti collaterali e, come già detto, è un prezioso alleato del relax fisico e mentale.
L’olio che lo vede come ingrediente principale – attenzione, non l’unico, in quanto è presente anche l’olio vettore – in virtù della sua facilità di utilizzo e della possibilità di portarlo con sé in tantissime situazioni è stato fra i prodotti più acquistati sul web da chi, in particolare durante la prima quarantena, ha visto la propria quotidianità ulteriormente compromessa dall’insonnia.