DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DI PENTECOSTE

“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”: queste sono le parole fondamentali da cui dipendono tutte la parole che abbiamo ascoltato e non solo, ma anche il nostro presente e il nostro futuro, per noi personalmente e per la comunità, per la Chiesa e per il mondo. Sono ancora le parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli la sera dell’ultima cena, sono il suo testamento spirituale, le sue parole più preziose che dobbiamo conservare come un tesoro. Amare Gesù, il Figlio di Dio che è venuto a noi, si è fatto conoscere, ci ha parlato e noi siamo lieti di ascoltarlo e di fare quello che lui ci dice. E’ tutto così semplice e così bello! Abbiamo bisogno, ogni tanto, di distinguere ciò che è essenziale e veramente importante da ciò che è pur buono, opportuno ma non essenziale. Questo vale anche per quanto riguarda il modo di vivere la nostra fede cristiana: amare Gesù è l’unica cosa veramente essenziale e Gesù lo si ama con il cuore che Dio solo conosce, le altre cose: se ci sono bene, se non ci sono pazienza!

Se si ama Gesù avviene che lo stesso Gesù prega il Padre per noi e loro ci mandano quello Spirito di amore che li unisce: lo Spirito che abita in noi, che vince la nostra solitudine (“Non vi lascerò orfani: verrò da voi”), lo Spirito che ci fa sentire vivi (“perché io vivo e voi vivrete”) lo Spirito che ci unisce a Dio e ci fa vivere in Dio (“In quel giorno saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”).

Quando e come avviene questo? “Quel giorno” non è una data precisa. Può essere il giorno dell’eternità quando vedremo Dio così come egli è e Dio sarà tutto in tutti. Può essere anche il giorno del nostro Battesimo quando è venuto ad abitare in noi lo Spirito di Dio ma eravamo piccoli e inconsapevoli di ciò che stava succedendo e allora “quel giorno” può essere il giorno della nostra vita che vogliamo vivere nella fede e nell’amore. Dunque “quel giorno” può essere oggi, anche domani, ogni giorno nel quale cerchiamo Gesù e gli dimostriamo il nostro amore.

Allora avviene il prodigio della Pentecoste, il dono dello Spirito Santo in noi. La nostra mente di solito è colpita da ciò che viene descritto nella prima lettura di oggi: un fragore dal cielo, un vento impetuoso, lingue di fuoco che si dividono e si posano su ciascuno di loro presenti nel cenacolo e loro, che erano persone senza istruzione, cominciano a parlare in lingue straniere, oppure avvenne qualcosa di simile, cioè che loro parlavano la propria lingua ma tutti gli stranieri li comprendevano! Questo ci sembra bello e anche un po’ strano. Così ci sembra un po’ strano quello che avveniva a Corinto. Certamente era una comunità molto vivace e piena di fermenti, a volte anche divisa in se stessa, altre volte con casi difficili da affrontare che hanno causato molte preoccupazioni

all’apostolo Paolo. Quindi abbiamo sentito che uno poteva avere il linguaggio di sapienza e un altro il linguaggio di conoscenza, uno poteva avere il dono delle guarigioni e il potere dei miracoli, il dono della profezia, il dono di discernere gli spiriti, di interpretare le lingue. Tutto questo era molto legato alla vita di quella comunità.

Ma noi vogliamo riflettere su una frase di san Paolo che riguarda tutti, non solo quelli di Corinto del I secolo. “Uno solo è Dio che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”. Queste parole valgono per tutti noi, oggi, ogni giorno. Sarebbe un bel guaio dire: “Ma io non so fare niente! Io non valgo niente!”. Dobbiamo invece pensare: “Certamente lo Spirito Santo ha dato a me grandi doni! Sono diversi da quelli che ha dato ad altri. Voglio capire come lo Spirito Santo si è manifestato a me e come opera in me! Voglio conoscere i doni che lo Spirito Santo mi ha dato!”. E perché li ha dati proprio a me? E’ semplice: perché io possa aiutare e arricchire gli altri e perché gli altri, con i loro doni ricevuti dallo Spirito Santo, possano aiutare e arricchire anche me perché ho bisogno di loro. Ecco “il bene comune” che nasce dal fatto che è bello essere diversi.

Allora scopriremo che i doni quotidiani dello Spirito Santo che arricchiscono noi e la nostra comunità si chiamano pazienza nelle prove, gioia di stare insieme, fedeltà ai nostri doveri quotidiani, perseveranza nel fare sempre le stesse cose di tutti i giorni, cercare di andare d’accordo a tutti i costi, prendersi cura dei piccoli, insegnare a chi non sa, preparare il cibo da mangiare, saper sorridere e dire parole buone e incoraggianti, tenere pulita e ordinata la casa e le strade, curare e visitare i malati, dire sempre la verità, saper parlare di Gesù in tempi e modi opportuni, affidare i nostri morti all’abbraccio di Dio Padre. Questi sono i miracoli di oggi che lo Spirito Santo opera in noi e attraverso di noi!


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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