“PACE A VOI!”: è stato il saluto di Gesù risorto ai suoi discepoli, disorientati e addolorati, la sera di quel giorno, il primo della settimana. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Dove avvenne questo incontro? Nel cenacolo, “una sala al piano superiore, grande e arredata” dove i discepoli si erano rinchiusi perché avevano paura.
E’ quella stessa sala in cui si erano ritrovati a mangiare la Pasqua qualche giorno prima, una cena di festa che comprendeva anche canti di gioia e di ringraziamento a Dio, liberatore del suo popolo e salvatore. Eppure proprio in quella sera avvenne qualcosa che cambiò il clima di gioia in tristezza e turbamento.
Anzitutto perché Gesù stesso, profondamente turbato, dichiarò: “In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. Poco dopo Giuda uscì a mettere in atto il suo piano anche se nessuno, in quel momento, capì che cosa stava succedendo.
E poi perché Gesù li ha salutati facendo capire che stava per andarsene ma senza di loro. Sembrava proprio un addio vissuto come un abbandono da parte di Gesù. “Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma dove vado io, voi non potete venire”.
Un altro annuncio molto triste ha oscurato quella sera. A Pietro, che voleva seguirlo a tutti i costi e che, in un impeto di amore, si era detto disposto a dare la vita per Gesù, Gesù replicò: “Tu darai la vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”.
Allora possiamo comprendere bene, ora, quanto erano necessarie e belle le parole incoraggianti di Gesù ai suoi discepoli. “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Con queste parole li invita a superare il proprio turbamento cercando rifugio in Dio e in Gesù stesso, suo Figlio. E questo è un invito valido anche per noi oggi quando affrontiamo turbamenti di ogni tipo. Nella vita queste cose capitano per i più diversi motivi ma non ha senso vivere con questi turbamenti, paure, sensi di colpa e neppure rimorsi per il peccato. Da soli non ce la facciamo a uscirne e neppure si può aspettare che certe situazioni cambino all’improvviso e ci portino un po’ di serenità. Spesso capita che si aspetta per lungo tempo e poi non cambia niente. Invece bisogna semplicemente rifugiarsi in Dio che conosce le profondità del nostro cuore e sa darci la forza sufficiente per affrontare le situazioni difficili.
Dopo questo invito incoraggiante, Gesù non accenna minimamente, in modo chiaro, a ciò che gli sarebbe successo di lì a poco: arresto, giudizio in tribunale, insulti, derisione, flagellazione, condanna a morte, sepoltura. Ne parla, sì, ma in un modo quasi poetico: parla di un viaggio in cui Lui va avanti per primo ma solo per preparare a loro un posto e poi chiamarli per poter stare sempre insieme a godersi la vita. E’ il linguaggio che noi usiamo per le vacanze: c’è sempre qualcuno che pensa prima degli altri, conosce i posti belli, prenota gli alberghi e sogna un periodo di riposo e di serenità con i familiari e gli amici più cari. Ma qui Gesù non parla di una semplice vacanza, parla del senso di tutta la nostra vita: la nostra vita è un viaggio, siamo in cammino e la nostra meta è Dio, Lui solo sarà la nostra casa dove abitare eternamente e sarà Lui a riempire completamente il nostro cuore di gioia e di pace.
E questa meta infinitamente grande e bella la si raggiunge solo se si sta con Gesù, conosciuto come uomo, come amico, come salvatore. E’ la risposta di Gesù a Tommaso che non comprendeva quel linguaggio un po’ misterioso. Gesù dice chiaramente che si va verso il Padre ma al Padre si giunge solo attraverso di Lui, il Figlio. “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Io sono la via che tu, Tommaso, devi percorrere se vuoi raggiungere il Padre e abitare nella sua casa”.
E infine, sempre in quel cenacolo, in un clima di cena familiare, avviene una rivelazione sublime, ancora più importante di quella avvenuta al Giordano quando il Padre ha presentato il Figlio. Qui Gesù dice, rispondendo a Filippo: “Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Filippo, chi vede me vede il Padre!”.
Il viaggio della nostra vita è il viaggio dell’amore e l’amore, lo sappiamo bene anche dalle piccole esperienze di questa vita terrena, tende a unire sempre di più le persone e a farle stare infinitamente bene. Che il Padre sia nel Figlio e il Figlio sia nel Padre è semplicemente la proclamazione che la meta della nostra vita è una unione totale, dove ogni divisione e separazione verrà completamente superata. Questo porterà alla nostra lode a Dio, per sempre.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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