RESINELLI – I “posti di blocco” della Protezione Civile per non accedere ai Piani Resinelli la scorsa settimana hanno fatto discutere: c’è chi contesta il controllo sulla libera scelta dei cittadini e delle cittadine di recarsi in montagna a passeggiare, chi difende le attività commerciali, chi protesta contro le misure anti Covid assunte sempre un po’ alla cieca (anche a livello regionale e nazionale), senza preavviso, senza una interlocuzione reale con chi in quelle montagne lavora e vive quotidianamente. La verità è che il tentativo di regolamentare la salita ai Piani Resinelli messo in piedi dalla protezione civile di domenica scorsa non è (solo) una manovra anti contagio. Lo spettacolo senza precedenti offerto la domenica ancora prima (14 febbraio) ne è la prova: il problema va ben oltre l’emergenza Coronavirus.
Difficile descrivere lo scenario di domenica 14 febbraio a chi non l’ha visto coi propri occhi: automobili incolonnate, immobili, fino al decimo tornante. Per ore. Parcheggi improvvisati sulle curve, agli angoli delle strade, all’attacco dei sentieri. Autobus bloccati e turisti che continuavano a salire fino a pomeriggio inoltrato, fino a sera. Una domenica insostenibile, con o senza Covid-19.
C’è chi accusa le ditte responsabili della “questione neve” di non aver pulito a dovere i parcheggi, chi invoca l’attivazione di un servizio navetta nel weekend – sarebbe così costoso? Sarebbe così complicato? – ma il problema non è (solo) della viabilità. La vera emergenza ai Piani Resinelli è la mancanza di visione, di tutela, di gestione organizzativa, di un approccio al turismo adulto, contemporaneo, maturo, al passo coi tempi, etico e sostenibile.
Quindi, veniamo ai “posti di blocco”: domenica scorsa, solo chi aveva “prenotato” un posto a sedere in qualche rifugio o si stava recando nelle seconde case aveva il diritto di salire. Un tentativo sicuramente apprezzabile di gestire la baraonda, ma con quali criteri? Con quali tempistiche? Con quali risultati?
È vero che ristoranti e rifugi sono stati (almeno in parte) tutelati, ma ai Piani Resinelli esistono anche bar e strutture ricettive che lavorano senza prenotazione. Attività commerciali che sono state già abbastanza vessate dalla pandemia, e che attendono il sabato e la domenica come una specie di miracolo.
Non solo: è chiaro che una misura del genere è quantomeno punitiva nei confronti di chi non ha una seconda casa in montagna in cui trascorrere la domenica, ma vorrebbe semplicemente di farsi un giro in Grigna, magari pranzando col panino portato nello zaino. Chi non mangia in rifugio ha meno diritto di stare in natura? Chi non ha la fortuna di possedere una seconda casa ama la montagna meno di altri? Sono delle provocazioni, ovviamente, ma bisogna parlarne: il tempo delle soluzioni semplici è finito, e i criteri con cui si prendono determinate scelte (decisive per tutti) vanno discussi, problematizzati a fondo, ragionati collettivamente.
Domenica scorsa, per esempio, molti hanno lasciato la macchina a Ballabio e sono risaliti ai Resinelli a piedi: anche incentivare la mobilità dolce è una soluzione quantomeno concepibile, su cui varrebbe la pena lavorare. Investendo risorse, ovviamente, magari mettendo a disposizione di tutti le mappe aggiornate dei sentieri così da permettere a chi si muove a piedi di farlo in sicurezza (e non sui tornanti, rischiando di finire investiti).
Senza scadere nella polemica sterile, ma nemmeno nel problem solving affrettato e un po’ semplicistico, probabilmente chiudere le strade la domenica senza un ragionevole preavviso, senza aver prima consultato e preso accordi chiari con le attività commerciali, senza un piano d’azione condiviso e lungimirante sulle politiche di gestione turistica il più possibile sostenibili, allargate, tutelanti nei confronti della comunità locale e di chi arriva da fuori – è una manovra azzardata, una misura d’emergenza che però non agisce sul lungo periodo e non risolve i problemi alla radice.
Non fraintendiamo: sapere che c’è qualcuno che cerca di prendersi cura dei Piani Resinelli e gestire i flussi turistici in entrata è una bella notizia. Purtroppo non basta.
Si deve fare meglio, si deve fare di più, si deve fare insieme.
Sofia Bolognini
> LEGGI ANCHE:
DOMENICA 500 AUTO “RIMBALZATE” DAI RESINELLI. BUSSOLA RINGRAZIA I VOLONTARI IMPEGNATI