Questo incontro di Gesù con una folla di persone a Cafarnao, sulle rive del lago di Tiberiade in Galilea, è soltanto una piccola parte di una storia molto più lunga. Chi vuole può leggerla tutta nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. Per la nostra vita cristiana ci basta quello che abbiamo ascoltato e che ora cerchiamo di approfondire per vedere cosa ha da dire a noi stessi, oggi.
Queste persone avevano già incontrato Gesù il giorno prima e l’avevano incontrato in un modo davvero straordinario. Non riuscivano a capire come mai in un luogo così isolato qualcuno dei discepoli di Gesù avesse portato loro del pane e dei pesci da mangiare. Eppure erano così in tanti da essere difficile immaginare che fossero andati a comperarlo da qualche parte! Da dove venivano quei pani e quei pesci che tutti avevano mangiato fino a saziarsi? Soltanto le persone più vicine a Gesù sapevano del dialogo tra Gesù e i discepoli, avevano visto che i pani erano soltanto cinque, i pesci solo due, Gesù aveva pregato il Padre e benedetto quel cibo e l’aveva dato da distribuire alla folla. La maggior parte della gente non aveva visto e sentito niente. Era di fronte a un mistero e voleva vederci chiaro, voleva capire meglio. E faceva bene perché era sulla strada giusta. Infatti intuiva che l’aver mangiato tutti e in abbondanza era un fatto per lo meno strano, e in qualche modo andava fatto risalire al maestro di Nazareth, a Gesù. In loro era nato un pensiero: quando si sta insieme con Gesù si sta bene.
Ma accanto a questo pensiero bello e giusto ne nasce un altro: stare con Gesù è anche comodo perché non fa pagare niente, e risolve tanti problemi della vita. Se tutti i governanti fossero come lui la gente starebbe bene e tutti sarebbero contenti e, anche al giorno d’oggi, tutti avremmo una vita più facile. Infatti nel Vangelo si dice che la gente si è messa a cercare Gesù per proclamarlo re ma lui disse ai discepoli di salire in barca e andare via mentre Lui salì sulla collina vicina, da solo, a pregare. Ora vediamo che la folla è preoccupata di aver perso Gesù, di aver perso una persona che aveva già fatto loro del bene e avrebbe potuto fare altro bene. Quando lo trovano nelle vicinanze di Cafarnao quasi lo rimproverano: “Maestro, quando sei venuto qua?” Come a dire: “Perché te ne sei andato così, senza dire niente? Perché non ci hai avvisato? Ieri siamo stati insieme tutto il giorno e siamo stati bene! Vorremmo stare ancora con te!”. Ma Gesù legge nei loro cuori e li aiuta a capire quello che sta succedendo dentro di loro. E’ come se dicesse: “State attenti! E’ vero che ieri vi ho dato gratuitamente pane e pesci da mangiare perché siete stati con me tutto il giorno e avevate fame.
E’ vero che vi ho aiutato in un momento di bisogno eccezionale. Ma ora voi volete mangiare ancora gratuitamente sfuggendo dal vostro impegno quotidiano di trovarvi il cibo per voi e le vostre famiglie, lavorando con le vostre mani, con fatica e con impegno. Ieri avete mangiato pane e pesci e oggi avete fame ancora e dovete mangiare ancora. Questo è il cibo del corpo. Ora invece vi dico che c’è un cibo che nutre lo spirito. Questo dovete cercare!”
Questo è il cibo che rimane per la vita eterna e che soltanto Gesù ci può dare, anzi Gesù arriva a dire: “Questo pane che dovete mangiare sono io stesso e io sono stato mandato da Dio proprio a voi perché solo con me potete saziare la fame e la sete che avete!”. Questo invito di Gesù a noi oggi può bastare.
Gesù fa appello alla nostra coscienza, alla nostra capacità di pensare: siamo tutti capaci di renderci conto che non basta mangiare oggi, e domani e dopo. Siamo tutti in grado di capire che il senso e la bellezza della vita non può consistere nell’avere tanti soldi o nell’essere persone famose. Abbiamo bisogno di amore vero, di verità, di misericordia, di comprensione, di giustizia, di perdono per i nostri sbagli. Oggi Gesù ci dice: “Questa fame e sete di vita buona e vera la potete saziare solo con me e dovete ringraziare e lodare Dio perché mi ha mandato a voi!”.
Forse il primo passo da compiere è proprio questo: pensare, scavare dentro noi stessi per vedere se veramente abbiamo desiderio, fame e sete di qualcosa di grande, di bello, di infinitamente buono, di amore vero. Questa è la base su cui si appoggia tutto. Poi viene Gesù a dirci: “Sono io, quello che tu aspetti!”.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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