Tra i settori che hanno maggiormente risentito degli effetti negativi del Covid-19, spicca anche la produzione di vini, una delle pietre miliari dell’economia mondiale. Durante i mesi del lockdown, infatti, il mondo si è fermato e la richiesta di molti prodotti ha subìto un crollo improvviso.
Anche se gli acquisti online sono cresciuti, non è accaduto lo stesso per i vini pregiati, che tradizionalmente appartengono a un prodotto di fascia medio-alta. I vini dell’Alto Adige, il famoso Brunello di Montalcino, ma anche i pregiati vini francesi come Bordeaux e Champagne sono rimasti chiusi nelle cantine, alimentando più di 50 milioni di ettolitri invenduti.
Una giacenza poderosa, con un valore che, da solo, rappresenta quasi il 2% del PIL nazionale. A incidere sul calo delle vendite, è stata, ovviamente, la pandemia, che ha drasticamente ridotto le disponibilità di reddito dei consumatori di vino, anche di quelli più accaniti.
Impegnati ad acquistare mascherine anticovid a prezzi sempre più ridotti e beni di prima necessità, i consumatori hanno preferito accantonare per un po’ l’idea del vino a tavola. Non di un vino qualunque, ma di quello di annata.
Sono ancora vividi in tutti noi i ricordi delle festose riunioni di famiglia e dei brindisi natalizi e pasquali a base di spumante e champagne di prima qualità, degli assaggi di gustose ricette inframezzate da un bicchiere di delizioso vino Bordeaux.
Oggi, quei ricordi sembrano appartenere a un’epoca lontana, alle immagini sbiadite di una cartolina.
Il Covid-19 passerà, prima o poi, come tutti gli eventi della vita. I vini internazionali di qualità, invece, non passeranno mai. La loro storia, il loro fascino e il loro sapore torneranno ancora ad allietare le nostre feste e i nostri eventi.
Prezzi
L’unico ostacolo all’acquisto dei vini d’annata non sarà più il virus, il “nemico invisibile”, ma il prezzo, che, stranamente, è continuato a crescere anche durante questi mesi difficili.
Le quotazioni dei vini pregiati sono spesso altissime e proibitive. Basti pensare che per una bottiglia di prezioso vino francese come lo Chateau Lafite – Rotschild del 2000 si possono spendere fino a ventimila euro! Prezzi folli, la cui ascesa dipende certamente dalla fama, ma anche da forti tendenze speculative innescate proprio dalla pandemia.
Dobbiamo quindi rinunciare a bere del buon vino, che tra l’altro fa bene alla salute e al nostro umore? Certo che no! Oggi i vini pregiati sono anche biologici e provengono da vigneti selezionati e coltivati con concimi organici e naturali, una pratica che consente anche di abbattere i costi di produzione.
Restano ancora elevati i costi di commercializzazione, una filiera che ha inciso pesantemente sul crollo delle vendite. Una speranza di ripresa arriva però dall’idea di una storica azienda del settore.
Il Progetto per far Ripartire il Settore dei Vini di Qualità
Proprio nel pieno della crisi e della pandemia, Millesima, l’azienda di Bordeaux che commercializza vini da 30 anni, ha deciso di non arrendersi al suo destino, iniziando a commercializzare online i vini pregiati, non solo francesi, ma anche italiani, a prezzi accessibili anche al consumatore medio.
Vini molto pregiati come il già citato Chateau Lafite – Rotschild del 2002 sono stati venduti a poco meno di 5 mila euro, contro i 19 mila dell’era pre-covid.
L’abbattimento dei costi è stato possibile perché i vini vengono acquistati direttamente dai produttori, senza filiere intermedie, arrivando direttamente nelle cantine del venditore. Lì, pregiati vini Bordeaux, Borgogna, italiani, Champagne e Primeurs riposano in condizioni ottimali.
Per abbassare ulteriormente i prezzi, l’azienda ha deciso di distribuire i vini in casse da tre o sei bottiglie.
Le migliori annate sono state così vendute con sconti altissimi e superiori anche al 30%. Con questo metodo, l’azienda è riuscita a vendere più di due milioni di bottiglie, a un costo medio di poco meno di duemila euro per cassa, superando un momento critico e difficile per tutti.
Conclusione
La crisi del vino causata dalla pandemia è un po’ la crisi del nostro mondo. Dove prezzi e consumi non saranno mai più gli stessi. Un bene? Un male? Non lo sappiamo. Possiamo solo sentirci ispirati dalle idee degli imprenditori che, invece, di chiudere hanno decido di rimboccarsi le maniche e di usare lo “smart working” anche per vendere.
La storia che viene dalla crisi del vino, ne è un esempio. Certamente da seguire e imitare. Per tornare a bere anche un buon bicchiere di vino come si faceva una volta, ma senza i prezzi di una volta.