BALLABIO – Le parole sono di un giovane ballabiese (Manuel Tropenscovino) e rispondono a una recente uscita ‘social’ della prima cittadina Alessandra Consonni: “La Sindaca di Ballabio, in questo commento che ci conferma di non fare parte della realtà del paese, forse nemmeno ha mai consultato le anagrafi che racconterebbero banalmente che i giovani a Ballabio dai 14 ai 18 anni sono quasi 200. Inaccettabile che chi dovrebbe rappresentare un’istituzione decida chi sono gli appartenenti alla Ballabio “vera”. Lei che con la sua giunta non ha pensato un solo giorno alle giovani ed ai giovani di Ballabio, senza aver mai organizzato uno spazio, senza aver mai offerto un’iniziativa. Tenendo sotto controllo ogni spazio del paese per evitare che i giovani lo potessero frequentare e tenendolo sotto controllo per lavarsi le mani“.
Ma cos’ha detto (anzi, scritto) di tanto sconveniente, la sindaca?
Ecco il passaggio ‘incriminato’, su facebook:
Parole che hanno indispettito l’autore dell’intervento contenuto in questa pagina: “Gli stessi disagiati che sono stati costretti a stare chiusi in casa, senza poter avere nessun contatto e che oggi, in un paese morto, sono costretti a girovagare senza fare nulla perché la Sindaca si preoccupa di noi giovani solo quando deve fare campagna elettorale e usarci come strumento. Che non ci ha messo molto ad insultare per poi ritrattare perché nemmeno conosceva i fatti quando si parlava di “una spinta volontaria” ad una signora da parte di alcuni ragazzini. Una Sindaca che non si è mai occupata di servizi ai giovani, di sostegno allo studio, di cultura rivolta alla nostra generazione, di abbandono e solitudine durante l’emergenza, di offerta sportiva per le giovani generazioni vuole dividerci tra chi ha la pancia piena e chi lavora. Sì dovrebbe preoccupare forse di quel disagio dei tanti giovani che non hanno prospettive qui in Valle e che decidono di rivolgersi altrove sia per lavoro, sia per la casa, che per il proprio futuro perché nessuno pensa alle nostre preoccupazioni, da disagiati. Onde evitare di mettere in discussione l’educazione che mi è stata insegnata, evito qualche aggettivo o giro di parole per descrivere questi 5 anni, ne avrei diversi. Mi limiterò ad un invito, che non giungerà mai al destinatario, cioè di pensarci due volte prima di parlare dei “giovani”, soprattutto di quelli che qualcuno dovrebbe sostenere, aiutare ed orientare“.