“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. Come mai Gesù dice così? Cosa c’è di così grande e di così importante che ora non possiamo capire? Cosa c’è di così pesante da non riuscire a sopportarne il peso? O forse Gesù si riferiva solo agli apostoli presenti all’ultima cena e non si riferisce a noi, che veniamo molte generazioni dopo di loro?
Anzitutto possiamo notare che quella frase la si può sentire anche nelle nostre famiglie. Non è forse vero che anche i genitori, sentendo certe domande dei bambini, sanno che non possono dire a loro tutta la verità in un colpo solo ma la devono dire a poco a poco? Proprio perché capiscano meglio. E quando si intuisce che un bambino non può capire, dicono: “Per adesso non puoi capire! Capirai quando diventerai grande! Porta pazienza!”. Da qui possono nascere tante reazioni diverse: c’è chi ascolta e obbedisce, c’è chi si arrabbia e si ribella o si chiude in se stesso e non si sente capito dai genitori, e così via.
Gli apostoli erano lì con Gesù e stavano mangiando la cena pasquale ma erano completamente ignari di cosa sarebbe successo nel giro di poche ore o pochi giorni: tradimento, arresto, condanna a morte, risurrezione, ritorno al Padre, missione nel mondo intero ad annunciare il Vangelo, testimoniare Gesù fino alla morte, e una morte violenta e poi il premio eterno! Tutto questo avrebbe spaventato quei poveri uomini! Eppure tutto si è compiuto ma a poco a poco, con la luce e la forza dello Spirito Santo. Gesù aveva già fatto degli esempi per farsi capire: aveva parlato del seme che deve marcire nella terra e morire per dare nuovamente frutto, aveva parlato del pastore che doveva essere percosso e le pecore si sarebbero disperse, ma era un pastore che dava la vita per amore delle sue pecore. Agli apostoli che desideravano sedersi accanto a lui nel regno futuro (ma era solo un desiderio di comandare!) Gesù aveva parlato di un calice da bere e di un battesimo da ricevere: ma questo significava tutto il dolore da sopportare con pazienza e amore, senza compiere alcun male. Tutto questo è difficile da accettare e da compiere. Anche loro hanno bevuto quel calice di sofferenza ma non sono stati degli eroi, avevano come noi le loro debolezze e le loro paure ma si sono fidati di Gesù e si sono lasciati guidare dallo Spirito Santo! E noi? Noi che veniamo dopo gli apostoli siamo un po’ avvantaggiati: sappiamo tante cose che loro ancora non sapevano, e cioè come sono andate le cose in quei giorni di sofferenza, morte e risurrezione di Gesù. Ma per quanto riguarda le cose della nostra vita dobbiamo fare anche noi come hanno fatto loro: fidarci e lasciarci guidare dallo Spirito Santo! E’ lui che suggerisce di dire o anche gridare la parola Abbà, cioè Padre! Anzi “Papà!”. E non sbaglieremmo ad aggiungere anche la parola “Mamma” perché Dio è amore totale.
Se pensiamo a tutte le cose della vita che possono spaventarci: a partire dall’incertezza del domani, dal senso di responsabilità nei confronti degli altri: il lavoro, i familiari, gli impegni comunitari. E’ molto facile sentir nascere la domanda: ce la farò? E anche sentir nascere la paura: non ce la farò mai! Non sono capace! Per arrivare a considerare i punti che non vorremmo mai toccare ma che si impongono: la malattia, la fatica di andare d’accordo, la morte. Meglio non pensarci! Sì, è vero e anche Gesù lo sapeva, ma ci dice: Non avere paura, non sei da solo o da sola! Io e il Padre ti doniamo il nostro Spirito Santo: è lui che ti darà forza e ti aiuterà a guardare in alto e chiamare Papà il tuo Dio e chiamare anche me tuo fratello! Tu sei con noi per sempre, tu vivi in noi e noi viviamo in te! Non avere paura!
Ma anche queste parole, che pure sono belle, rischiano di travolgere la nostra mente e il nostro cuore: vivere in Dio che è amore, sentire il cuore che scoppia di gioia, sentirsi sommergere da un mare di dolcezza e tenerezza, dire che vivremo per l’eternità, ma l’eternità è una cosa che la nostra mente non riesce ad afferrare, lasciarsi avvolgere in una perfetta armonia con tutti i nostri cari, contemplare per sempre il mondo, le persone, Dio in tutta la loro bellezza: tutto questo è il nostro futuro, la nostra vita sarà così! Ma per adesso i nostri occhi ancora non vedono, la nostra mente è troppo piccola per comprendere. Dobbiamo vivere nella speranza e nell’attesa di quel giorno quando Dio sarà tutto in tutti!.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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