DON BENVENUTO COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA DELLA MISERICORDIA

La paura ha dominato il cuore e la mente degli apostoli il giorno in cui Gesù è risorto. Gesù, risorto da morte, è apparso ad altre persone prima di loro. E’ vero che, poi, quelle stesse persone (Maria Maddalena per prima) sono andate da loro ad annunciare che Gesù era risorto ma i discepoli non hanno creduto. E’ anche vero che Pietro e Giovanni erano andati al mattino presto con Maria Maddalena al sepolcro e l’hanno trovato vuoto ma non hanno ricordato che Gesù aveva parlato chiaramente di risurrezione al terzo giorno. Sono tornati a casa con la mente confusa chiedendosi che cosa poteva essere successo. Le porte del luogo dove si trovavano erano ben chiuse perché avevano paura dei Giudei. Questo fa nascere in noi alcune domande.

Come mai i discepoli avevano paura anche se avevano visto tanti segni della forza e dell’amore di Gesù che li aveva già salvati da tanti pericoli? A questa domanda possiamo rispondere pensando alla fragilità e alla debolezza di queste persone, non tanto a una mancanza di fede. Erano persone sinceramente amiche di Gesù, l’hanno seguito fedelmente, l’hanno ascoltato, hanno visto tante sue guarigioni, loro stessi si sono rivolti a lui quando erano in pericolo sulla barca e Gesù ha perfino comandato al vento e all’acqua e si sono salvati. Addirittura tre di loro, Pietro Giacomo e Giovanni, l’avevano visto trasfigurato sul monte in dialogo con Mosè ed Elia e avevano ricevuto l’ordine di non parlare di questo fino a quando non fosse risorto dai morti. Ma in quei momenti hanno dimenticato tutto! Pietro era sincero quando aveva detto di essere pronto a dare la sua vita per Gesù o a difenderlo dai pericoli ma al momento buono si è lasciato prendere forse dalla paura di essere arrestato anche lui come il suo maestro. Questa facilità a dimenticare, questi sentimenti fatti di generosità e vergogna, slanci d’amore e paura, in fondo avvicinano gli apostoli a tutti noi. Siamo anche noi un po’ come loro: non parliamo di mancanza di fede, parliamo piuttosto del fatto che la nostra fede, come quella degli apostoli da Pasqua in poi, deve ancora compiere molti passi per crescere e diventare una fede vera. Diciamo, come un uomo del Vangelo: “Signore io credo, ma tu aumenta la mia fede!”.

Ma quel giorno, il primo della settimana, quando Gesù era già risorto al mattino molto presto, gli apostoli di chi avevano paura? Dei Giudei: i capi dei sacerdoti, gli anziani, gli scribi, i farisei, i sadducei, tutti coloro che avevano tramato a lungo contro Gesù e avevano già tentato di farlo cadere in tranelli per poterlo accusare. Insomma hanno tentato molte volte di toglierlo di mezzo. E’ naturale, per gli apostoli, pensare che i nemici di Gesù si mettessero a cercare anche loro, gli amici di Gesù. Vedono davanti a sé il pericolo dell’arresto, della prigionia, della flagellazione o lapidazione, magari della morte. Il pericolo era serio e grave. Nessuno di noi può puntare il dito contro di loro e accusarli di essere vigliacchi o traditori di un amico. Chi e che cosa ci fa stare in casa in questi giorni se non la paura di ammalarci o far ammalare gli altri ed eventualmente anche di morire? E non è forse esperienza abbastanza comune avere persone con cui non si va d’accordo e che sentiamo come nemiche? Cosa facciamo se non prendere le giuste distanze, evitare di incontrarle, sfuggire ai loro tranelli e alle loro accuse? Così vediamo come la paura degli apostoli il giorno di Pasqua getta un fascio di luce anche sulle nostre paure, sui nostri comportamenti, e sui lati più difficili e oscuri dei nostri sentimenti e della nostra personalità.

Ma su tutta questa confusione mentale e affettiva, su queste paure e questi pericoli veri o inventati, sulla mancanza di fede e sulla amicizia che sembra venuta meno, sui nostri fallimenti e le mancanza di prospettive per il futuro (così erano gli apostoli il giorno di Pasqua!) si posa lo sguardo amico e pieno di misericordia di Gesù che, oltre che guardarci con compassione e comprensione per rinnovarci la sua fiducia e la sua amicizia, ci fa vedere anche le sue piaghe: i segni della sua morte in croce per dirci: “Sono proprio io, non un altro, non un fantasma, sono ancora con te, per sempre, non ti abbandonerò mai!”.

 Non un rimprovero o un lamento, non un rammarico circa il passato ma solo una parola stupenda di cui gli apostoli avevano un estremo bisogno, e noi con loro: “Pace a voi!”. Incoraggiati da questa parola anche gli apostoli si mettono sulla stessa strada di Maria Maddalena che aveva visto Gesù al mattino presto. E noi li seguiamo sulla medesima strada della fede che sa cogliere, pur senza vederlo, la costante vicinanza di Gesù nella nostra vita.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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