DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA 2ª DOMENICA DI QUARESIMA

Gesù è in viaggio, sta risalendo  dalla Giudea perché vuole tornare in Galilea, dove si trovano i villaggi di Cana, Nazareth, Cafarnao, la zona dove è cresciuto. Più o meno a metà strada, nella regione di Samaria, lui e i suoi discepoli vogliono riposare un po’. I discepoli vanno in un villaggio a comprare qualcosa da mangiare mentre lui “affaticato per il viaggio” si ferma presso un pozzo. Chissà quante volte sarà capitato anche a noi di fare queste cose: viaggiare, camminare in compagnia di amici, prendersi una pausa, bere un bicchiere di acqua fresca, riprendere il cammino. Eppure non è banale fermarsi a contemplare in questi gesti semplici e quotidiani Colui che per noi è il Figlio eterno di Dio che si è incarnato in Maria. Vuol dire che professiamo la nostra fede in Lui che è diventato veramente nostro fratello e ha condiviso in tutto e per tutto la nostra umanità, con tutte le sue fragilità tranne che il peccato. Il suo essere creatore di tutte le cose, la sua potenza di calmare la tempesta, di guarire i malati, di richiamare i morti alla vita non deve oscurare il fatto che Gesù abbia condiviso la nostra umanità e quindi la nostra fame e sete, la nostra stanchezza, la nostra esigenza di dormire, la nostra fatica nel camminare e nel lavorare.

Quel giorno avviene un incontro non programmato. Una donna del villaggio viene ad attingere acqua per le sue necessità e Gesù, che ha sete, chiede semplicemente un po’ da bere, un piccolo favore. Se quella donna, bene educata, avesse fatto quel favore, dandogli un po’ d’acqua, probabilmente tutto si sarebbe concluso lì: lei sarebbe andata a casa con la sua acqua e Gesù, dopo aver bevuto e mangiato, avrebbe proseguito il suo viaggio verso la Galilea. Invece quella donna tira fuori un argomento che pesava nel cuore di tutti: i pregiudizi razziali. I Giudei possono vantarsi di essere i veri figli di Abramo perché possono dimostrare che i loro padri non si sono mai contaminati con popolazioni estranee attraverso i matrimoni misti. Invece gli abitanti di questa regione chiamata Samaria, quando i Giudei, qualche secolo prima sono stati deportati a Babilonia, loro che erano semplici coltivatori dei campi, sono rimasti  a casa. Nel frattempo, dopo le guerre e le deportazioni, altre popolazioni sono venute da lontano e così le varie popolazioni si sono mescolate e i loro discendenti non possono più dirsi di pura razza ebraica. Eppure avevano mantenuto la fede nel Dio di Abramo, conoscevano i più importanti libri della Bibbia, conoscevano i comandamenti, avevano i loro riti pasquali e i loro luoghi di preghiera, aspettavano il Messia liberatore.

Tutto questo era come un peso nel cuore di questa donna e dialogando con Gesù lo manifesta, compresa la sconvenienza che un uomo e una donna da soli si mettano a chiacchierare  lontano da tutti. Nel vederli, tutti avrebbero pensato male e cioè che stavano cercando l’occasione buona. Anche i discepoli, tornando non pensano male del loro maestro, però si meravigliano perché sta parlando con una donna. C’è una sola cosa che quella donna non ha tirato fuori spontaneamente: la sua vita irregolare e disordinata, cinque mariti e adesso un altro uomo che non è suo marito. Gesù, con delicatezza e rispetto, la aiuta a tirar fuori tutto e lei lo fa, senza nascondersi dietro a tante scuse inutili.

Davanti a tanta onestà e sincerità Gesù si manifesta per quello che è e dà a quella donna un premio assolutamente grandioso e inaspettato: appena lei accenna al Messia Gesù dice: “Sono io, che parlo con te!”. Pensando alla grandezza e alla potenza del Messia tutti avranno pensato a valori come la giustizia, la vittoria della pace, il miglioramento della vita dei poveri, la fine delle oppressioni. Nessuno invece, e neanche quella donna, avrà mai pensato a un uomo stanco, che ha sete e che si degna di cercare le singole persone, in un rapporto personale e amichevole. Lei stessa non ha mai desiderato o sognato di poter incontrare il Messia: perché samaritana, perché forse pregava male e nel luogo sbagliato, perché le dicevano di essere contaminata, perché la sua coscienza le rimproverava il suo disordine spirituale. Il Messia era per i grandi, per i santi, per i puri, per i forti.

Quel giorno invece il Messia era lì davanti a lei, solo e tutto per lei! La vicenda di questa donna di Samaria ci faccia pensare alle nostre storie di debolezza, di fragilità e di peccato, ci faccia pensare anche ai nostri pregiudizi, alle difficoltà della nostra convivenza civile, alla storia delle nostre famiglie , per arrivare poi alla meravigliosa scoperta che il Figlio di Dio, Gesù Cristo, non si lascia frenare da niente di tutto questo ma, anzi, il suo unico e ardente desiderio, la sua vera sete è quella di incontrarci personalmente, come ha fatto quel giorno, in Samaria.

Libro dell’Esodo 20,2-24  Il Signore parlò a Mosè e disse: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dei di fronte a me.”

Lettera agli Efesini  1,15-23  Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.

Vangelo di  Giovanni 4,5-42  Gesù, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio