E’ molto importante ricordare una premessa dell’evangelista Luca che si trova poco prima del racconto di oggi. Dice che si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. Dunque ci sono tante persone che dal punto di vista sociale e religioso sono lontane e vivono fuori della legge e delle buone osservanze religiose. Queste persone si sentono attratte da Gesù e a loro piace ascoltare la sua parola! Noi potremmo aggiungere: e Gesù si sente accolto e accettato da loro! Poi ci sono altre persone che mormorano (persone dal punto di vista religioso molto corrette e osservanti come i farisei ed esperti della Sacra Scrittura come gli scribi). Non capiscono come mai un maestro molto bravo come Gesù di Nazareth frequenti le cattive compagnie, cosa che la Scrittura proibisce espressamente, perché chi frequenta i peccatori prima o poi verrà trascinato nel peccato.
Però potremmo descrivere questo fatto anche dal punto di vista di Gesù: anche lui prova piacere a stare in mezzo a persone che lo ascoltano volentieri e lo accolgono con simpatia. Poi lui saprà far crescere questa simpatia e trasformarla in fede e in amore. Ci vorrà del tempo ma lui ha tanta pazienza. E Gesù prova dispiacere nel vedere che quelli che dovrebbero essere i suoi colleghi più vicini perché esperti della Legge e dei profeti non si accorgono che Lui annuncia la Parola di Dio, come hanno fatto Mosè e i profeti. Non pretende da loro subito la fede ma almeno che si accorgano che lavorano nello stesso campo. E invece incontra diffidenza, ostilità e non si sente accettato da loro. Eppure Gesù ha la piena coscienza di essere stato mandato dal Padre per tutti, quindi anche per loro.
Gioia e dolore convivono nel cuore di Gesù: è la gioia di sentirsi accolto, conosciuto e amato, è il dolore di sentirsi rifiutato, non capito e quindi non amato. Ciò che può apparire assurdo, ma è così, è il fatto che chi accoglie meglio Gesù è chi vive nell’ingiustizia, nella sensualità, nell’immoralità, insomma nel peccato e quindi è lontano da Dio. Chi invece crede di essere più vicino a Dio, per l’osservanza delle pratiche religiose, fa una gran fatica a capire cosa sta dicendo e cosa sta facendo questo Gesù. Ecco allora che Gesù cerca di dare una ragione di tutto questo raccontando una storia.
Al centro di tutto c’è un padre che ama tutti e due i suoi figli. Ma uno lo abbandona, lo dimentica, sciupa tutti i suoi beni. Ma alla fine sta male e rientrando in se stesso ricorda il tempo in cui stava bene quando era a casa di suo padre. L’altro rimane sempre con lui e pensa al lavoro e agli amici. Però per il padre è come avere un figlio solo perché ormai l’altro l’ha perso. Dopo un po’ di tempo anche l’altro ritorna e allora il cuore del padre scoppia di gioia perché ha ritrovato suo figlio che credeva morto e il figlio finalmente capisce come è bello avere un padre così buono e grande nel suo amore, e che si prende cura di lui. Capisce che essere in una bella casa amati e curati in tutto è molto meglio che stare con i porci e non avere neanche le ghiande da mangiare!
E’ la stessa storia che ci è stata narrata nella prima lettura del profeta Osea: una madre che abbandona marito e figli per correre dietro ai suoi amanti. Poi si perde per strada, incontra spine e ostacoli, non ritrova più i suoi amanti, prova la fame e il malessere e alla fine dice: “Ritornerò al mio marito di prima, perché stavo meglio di adesso”. E questo marito torna a parlare di seduzione, di periodo di stare insieme, loro due soli, nel deserto, di paroline dolci e sogna un nuovo rapporto di amore tra lui e lei, nella fedeltà, nell’amore e nella benevolenza. Questo sposo è felice di aver ritrovato la sua sposa e non gli importa più nulla dei suoi abbandoni e dei suoi tradimenti.
Viene da chiedersi: chi è quest’uomo? O chi è quella donna? Dal punto di vista letterario si tratta dello stesso profeta Osea e di sua moglie ma in realtà si parla di Dio che è sposo veramente innamorato del suo popolo Israele. E così anche nella parabola del Vangelo: si parla di Gesù, di peccatori del tempo antico e di scribi e farisei di una volta. Ma facciamo attenzione: non cadiamo nel rischio di pensare che qui si parli di altri. In realtà, sia nella storia del Vangelo che nella storia di Osea, si parla di noi. La profondità del nostro cuore la conosce soltanto Dio: Lui solo vede nel cuore di tutti e sa di avere figli lontani perché disobbedienti o ingiusti o immorali ma che se realtà stanno male lontani da lui e aspetta che ritornino. Lui vede tanti altri figli vicini che però non si rendono conto veramente della grandezza del suo amore e spesso si lamentano e mormorano. E noi chi siamo? Chiediamo a Dio la grazia di essere sempre a Lui vicini ma con la gioia e la riconoscenza di avere un Padre così grande e così buono!
Libro del profeta Osea 2,7-10 Inseguirà i suoi amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli. Allora dirà: “Ritornerò al mio marito di prima, perché stavo meglio di adesso”. Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio, e la coprivo d’argento e d’oro.
Lettera ai Romani 8,1-4 Fratelli, non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.
Vangelo secondo Luca 15,11-32 Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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