BALLABIO – Anche a Ballabio si rinnova l’antica tradizione contadina della Giӧbia. La strega dalle gambe lunghe e le calze rosse si aggira nella notte dell’Alto milanese e in quella di qualche altra zona dello Stivale settentrionale. Ha fame, è ingorda ed è ghiotta di bambini. Ma qualcuno le ha teso una trappola: un copioso risotto accompagnato da un’altrettanto copiosa luganega, preparata su un davanzale di una finestra. Lei mangia, mangia e mangia, fino a dimenticarsi che il giorno incombe. Spunta il primo raggio di sole e la strega, che si brucia alla luce naturale, viene polverizzata. Un ricordo Fou gineer e scià febreer della Ballabio dei prati verdi ormai scomparsi, portata avanti di anno in anno dagli animatori e da un gruppo di adulti, nel cortile dell’oratorio Beata Vergine Assunta. È stato dunque preparato il classico fantoccio in cima alla catasta di legna che, in segno di buon auspicio, si è acceso subito in una calda e duratura vampata di energia – tra l’ammirazione di grandi e piccini presenti numerosi.
Un gruppo di bambini ed adulti ha girato, prima del falò, per le vie della frazione superiore con campanacci e pentolacce, suonando campanelli e facendo la caratteristica confusione.
Accanto al parroco don Benvenuto Riva la responsabile dell’oratorio Irene Manzoni che ha preparato tè, vin brulè e cioccolata per tutti andata letteralmente a ruba. Alcuni coristi dei Vous de la Valgranda diretti da Riccardo Invernizzi hanno allietato i presenti con canti alpini.