DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

Tutti gli evangelisti sono d’accordo nel dire che la storia di Gesù è incominciata così come ci è stato detto in questo brano di vangelo: un uomo di nome Giovanni che comincia a predicare. E non va a predicare alle folle che si radunano nel tempio a celebrare i riti pasquali o le altre feste, non si riferisce a nessuna scuola, non è un maestro come altri, e ce n’erano tanti al suo tempo, non cerca le folle di uditori perché non è in cerca di seguaci che lo ammirano e lo acclamano. Percorre invece le regioni disabitate lungo il fiume Giordano: questo è il suo “deserto”. E sono le folle ad andare da lui.

Da tanti accenni sparsi nel Vangelo comprendiamo che queste folle vanno da Giovanni animate da dubbi e desideri. Il dubbio è fondamentalmente uno solo: il Messia, il Liberatore, il profeta mandato da Dio, il figlio eterno promesso al re Davide, chissà, forse sta per arrivare o magari è già arrivato? Che non sia proprio questo Giovanni, così simile agli antichi profeti? E il desiderio è quello di un cambiamento. Tutti speravano che la loro vita potesse cambiare nel senso di un miglioramento, insomma per stare un po’ meglio. Ma perché si stava male? Forse perché le tasse erano troppo alte? O forse perché si era troppo soggetti a violenze e sopraffazioni e non c’era chi difendeva i poveri e faceva giustizia? A loro sembrava che Giovanni facesse nascere qualche speranza.

Mentre succedevano queste cose Gesù era ancora un semplice falegname a Nazareth. Nessuno, se non Maria sua madre, sapeva delle sue origini divine, nessuno sapeva delle parole che l’angelo Gabriele aveva detto a Maria il giorno dell’annunciazione. In questo vangelo Gesù non viene mai nominato, ma è sullo sfondo e viene chiamato “uno forte” più forte di Giovanni e di lui si dice che battezzerà, cioè purificherà, mediante lo Spirito Santo di Dio. Nient’altro. Quindi Lui proseguirà l’opera di purificazione iniziata da Giovanni.

E Giovanni è stato chiarissimo fin dall’inizio: si tratta di una purificazione dai peccati e quindi ciascuno è chiamato a convertirsi perché tutti sono peccatori e anche lui, Giovanni, si riconosce peccatore e bisognoso di essere purificato da Colui che verrà dopo di lui. Chi dunque si aspettava un rovesciamento politico del potere di Erode o di Roma, chi si aspettava di non pagare più le tasse e si augurava una bella rivoluzione che la facesse pagare a tutti quelli delle classi dominanti, andando da Giovanni avevano sbagliato strada. Giovanni non promette nulla di tutto ciò. Cosa chiede allora Giovanni? Si dice che a lui vanno le folle, i pubblicani e i soldati.

Le folle: prima invita tutti a smascherare la presunzione che essendo parte del popolo eletto di Dio erano già a posto così, essendo stati prescelti da Dio come figli di Abramo. Tutti invece hanno bisogno di essere salvati e purificati da Colui che verrà. Ma alla domanda semplice e chiara: “Che cosa dobbiamo fare?” Giovanni è altrettanto semplice e chiaro: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Come è vicino alle parole che abbiamo ascoltato due domeniche fa: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito!”.

Anche i pubblicani, cioè gli esattori delle tasse, fanno la stessa domanda e Giovanni dice, sempre orientato alla conversione e purificazione dai peccati: “Fate pagare solo le tasse giuste e nient’altro di più per intascarlo voi stessi!”.
Anche i soldati hanno la stessa domanda: “E noi che cosa dobbiamo fare?” Forse pensavano che essere un militare è di per sé un peccato perché si va in guerra, perché ai soldati viene insegnato ad uccidere. Quindi forse pensavano che dovessero cambiare mestiere. Invece no: a loro Giovanni dice di non maltrattare nessuno, di accontentarsi della loro paga, eppure sarà stata ben misera, e di non minacciare nessuno con la violenza.

Emergono allora parole come: aiuto al prossimo, condivisione, rispetto per tutti e in particolare per i più deboli e disagiati, giustizia e ordine sociale. Ma non sono queste parole attualissime di cui si parla tutti i giorni e spesso ci si lamenta proprio perché questi valori vengono calpestati quotidianamente anche oggi? Vuol dire cha dai giorni di Giovanni non è cambiato niente? Non è vero! Vuol dire solo che, oggi come allora, questi sono i valori che dobbiamo cercare tutti i giorni e praticarli. Scegliere e decidersi per questi valori è la nostra vera conversione, che ci viene richiesta. Il Messia, che noi già conosciamo, è colui che, oltre che purificarci dai peccati del passato, ci dà la forza di costruire il futuro di pace e di giustizia.

Libro del Profeta Baruc 4,36-5,9 Così dice il Signore Dio: “Guarda a oriente, Gerusalemme, osserva la gioia che ti viene da Dio. Ecco, i tuoi figli che hai visto partire, ritornano insieme, riuniti”.

Lettera ai Romani 15,1-13 Ciascuno di noi cerchi di piacere al prossimo nel bene, per edificarlo. Anche Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma, come sta scritto: “Gli insulti di chi ti insulta ricadano su di me”.

Vangelo di Luca 3,1-18 La Parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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