DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA PRIMA DEL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Il fatto che abbiamo ascoltato nella prima lettura è avvenuto circa 160 anni prima di Cristo. Sono passati più o meno sei secoli dal re Salomone su cui abbiamo riflettuto domenica scorsa. I successori di Salomone per la maggior parte si sono dimostrati infedeli a Dio. Dio ha permesso la distruzione del Tempio costruito da Salomone ma dopo settant’anni è pure iniziata la sua ricostruzione. Anche il popolo rinasce ma non attorno alla monarchia, che non esiste più, ma attorno alla Legge di Dio, alla Sua Parola. Politicamente Israele non esiste più, è solo una piccola provincia di imperi stranieri. Quando c’è stato il turno dell’impero siriano c’è stato anche un momento di persecuzione degli ebrei, semplicemente perché erano diversi dagli altri. Era in atto in quel tempo qualcosa di simile a ciò che accade oggi e che è chiamato “globalizzazione”: tutti devono essere uguali, anche nella fede religiosa, per costruire un impero veramente potente e unito. Ma Israele resiste a questa tendenza e sono innumerevoli le vittime di questa resistenza. Ormai il popolo ha veramente capito che la sua forza e la sua vita sta nella fedeltà alla Parola di Dio e alla sua Sapienza. Ormai è assodata la fede in Dio che riserva il premio della vita eterna ai suoi servi fedeli. Noi abbiamo ascoltato solo l’esempio di un uomo anziano, un certo Eleazaro, “uno degli scribi più stimati” che ha preferito morire per la sua fedeltà alla Legge di Dio piuttosto che cedere alle seduzioni o alle minacce dei persecutori. Anzi lui aggiunge un valore in più: dare l’esempio di fortezza e fedeltà ai giovani, per incoraggiarli e renderli forti.

Così ha fatto quello che san Paolo avrebbe scritto ai Corinzi circa duecento anni dopo: è passato attraverso la “tribolazione” che Paolo chiama: momentanea, un leggero peso al confronto di una quantità smisurata ed eterna di gloria. Le cose visibili passano in fretta, le cose invisibili sono eterne. E l’apostolo ci invita a fissare lo sguardo su quelle invisibili, proprio perché sono eterne. E continua a dirci di essere pieni di fiducia e di speranza sapendo che un giorno andremo ad abitare presso il Signore. Noi in questa vita è come se abitassimo in una tenda ma un giorno riceveremo una casa stabile, bella e grande, costruita da Dio stesso.
Lo stesso invito ci viene da Gesù che per due volte ci dice: “E’ meglio per te entrare nella vita…”. E qualche volta, per entrare nella vita, quella vera ed eterna, si devono compiere con coraggio scelte difficili. Sappiamo tutti benissimo che tagliarsi una mano o un piede o cavarsi un occhio non sono cose da prendere alla lettera. Sono ben altre le cose e le occasioni che la vita concreta ci presenta e che sappiamo bene che dobbiamo evitare se vogliamo entrare nella vita. Oggi Gesù ce lo dice con una certa durezza: essere fedeli a Lui per essere con Lui eredi del regno eterno vuol dire anche compiere scelte difficili, rinunciare a qualcosa o qualcuno che ci sembra importante per noi come una mano o un occhio, rinunciare è come un morire. Ma se si rinuncia lo si fa non per perdere qualcosa ma per vincere, lo si fa perché si ama la vita. E anche quando dice: “Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” ci dice una cosa altrettanto difficile e dolorosa. Non è per niente facile da adulti capire come è veramente il comportamento di un bambino piccolo e imitarlo in tutto per scelta volontaria e viverlo nei confronti di Dio.

Siamo stati tutti bambini ma è così facile dimenticarlo! La vita di un bambino piccolo è un completo abbandono alla volontà del papà e della mamma. Se vogliamo entrare nella vita del regno dei cieli dobbiamo essere totalmente e fiduciosamente abbandonati alla volontà e all’amore di Dio nostro Padre.

Secondo Libro dei Maccabei 6,1-2 e 18-28 Lo scriba Eleazaro, vecchio e stimato dal popolo, disse: “Abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi.”

Seconda Lettera ai Corinzi 4,17-5,10 Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria.

Vangelo di Luca 18,24-30 Gesù disse: “In verità io vi dico, se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli”.

Don Benvenuto Riva parroco di BallabioDon Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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