Le probabilità di una recessione negli USA, così come nel resto del mondo, sono più alte ora che negli ultimi dieci anni, o almeno questi sono i dati della Federal Reserve Bank di New York. In contemporanea con la riduzione dell’attività sul territorio cinese e i problemi finanziari europei degli ultimi tempi, gli esperti prevedono un’offensiva globale da parte della recessione già nel corso del prossimo anno.
L’ottimismo è la chiave
Prima di procedere con lo scenario semi-apocalittico della situazione economico-finanziaria mondiale, vale la pena ricordare che le crisi sono sempre state il momento migliore per effettuare degli investimenti azionari. Perché, come la storia ci insegna, le tendenze ascendenti più forti si sono sempre verificate successivamente a crolli finanziari devastanti. Dunque, la situazione attuale sembra essere più che adatta e perciò diretta verso una grandissima crisi globale.
Quali sono le cause?
Al momento, i mercati temono un appesantimento delle già esistenti guerre commerciali e quindi un calo della domanda e la riduzione dei prezzi. Per di più, il livello del debito pubblico e la crescente minaccia di default di molti stati non fanno che contribuire alla situazione.
Che cosa sta esattamente accadendo in Europa?
La situazione tedesca
In Germania, minori esportazioni e consumi interni potrebbero causare una riduzione della crescita dell’intero paese, e se dieci anni fa, quando è scoppiata la crisi finanziaria e il forte aumento della disoccupazione ha spazzato via le economie di quasi tutti i paesi occidentali, il governo tedesco era riuscito a tenere la situazione sotto controllo, ora la situazione non è così rosea.
L’economia tedesca all’improvviso è diventata vulnerabile, e già a breve il più potente motore economico d’Europa potrebbe incepparsi e impedire il futuro sviluppo di tutta la zona che chiamiamo il Vecchio Mondo. Secondo molti esperti ciò sarebbe dovuto accadere già nel 2018, ma all’epoca mancavano alcuni fattori, come per esempio, l’inasprimento dei controlli delle emissioni di quest’anno. Ciò non vuol dire però che superate queste difficoltà, l’economia tedesca possa tornare indietro al vertice delle economie mondiali.
Lo scenario italiano
Il paese già adesso si trova nella condizione di recessione, il deficit pubblico è in aumento e il merito creditizio rischia di diminuire ulteriormente. Tutto ciò produce un cocktail esplosivo in grado di mandare tutto in caos.
Al riguardo, vale la pena ricordare che alla fine del mese di ottobre del 2018, l’agenzia di rating Moody’s ha declassato da Baa2 a Baa3 la valutazione assegnata ai titoli di stato italiani, come ha riportato all’epoca Il Post, mentre il debito pubblico attuale rischia di causare una reazione a catena.
Gli effetti della Brexit
Non vanno molto meglio le cose nel Regno Unito, dove la crisi politica, ovvero il risultato diretto di due anni di scontri interni ed esterni legati alla Brexit, a poco a poco sta penetrando sempre più in profondità producendo dunque tutte le inevitabili metastasi.
Il collasso cinese
Di gran lunga peggiore è la situazione del più grande paese asiatico. La crescita del debito cinese si avvicina al 300% del PIL, un dato in grado di influenzare l’economia dei paesi di tutto il mondo. In poche parole, l’economia del paese rischia di rallentare drasticamente, il debito dello stato e delle aziende è sulla pista del decollo con tutti i motori accesi e la stragrande maggioranza di imprese internazionali sta già considerando di cambiare aria, contribuendo quindi al caos generale.
Il Nuovo Mondo si aggrega
Un ulteriore motivo di preoccupazione è il rischio di default degli Stati Uniti – non accadeva da quasi 40 anni. Stando alle ricerche del Bipartisan Policy Center, sullo sfondo dell’ultra elevato debito pubblico (22,4 miliardi di dollari) e le bassissime entrate del bilancio, già a partire dal mese di settembre del 2019 il paese non potrà più permettersi di saldare i conti.
Quanto è reale una crisi mondiale?
La maggior parte dei CFO delle aziende leader nel mondo prevede una crisi economica globale già nel 2020. Non è un caso che la prima volta in dieci anni nessuna regione del mondo può dirsi abbastanza solida, economicamente parlando, da poter fare da forza trainante all’economia mondiale.
Di conseguenza, oggi come oggi non importa più chi sarà il primo a crollare tra Stati Uniti, Europa e Cina, per quanto siano legati, il collasso di un solo elemento porterebbe inevitabilmente a un tilt di portata mondiale. Dunque, oggi più che mai bisogna collaborare, peccato che non sia questa la posizione condivisa da molti leader mondiali.