KIGALI (RUANDA) – “Ciao BN, – ci scrive il parroco di Ballabio don Benvenuto Riva – Come vedi sono a Kigali. Viaggio tutto bene. Oggi l’abbiamo dedicato tutto al Museo del Genocidio dell’aprile 1994. Qui sono all’uscita. Sono vicino alla fiamma del memoriale sempre accesa. Al secondo piano stanno allestendo un palcoscenico per le celebrazioni del XXV anniversario del genocidio. Sono scritte due parole: kwibuka che vuol dire ricordare. Più sotto ma con caratteri più piccoli twiyabaka che vuol dire restaurare e rinnovare”.
Prosegue don Riva: “Queste sembrano foto normali ma non lo sono. Sono un messaggio a chi esce dal memoriale. Le prime due rappresentano il giardino della divisione. Sono due, uniti da un piccolo corridoio e nonostante l’apparenza sono aridi. La terza foto è il giardino della riconciliazione. È più bello e lussureggiante. All’interno non si possono fare foto ma si fa un percorso storico per cercare di dare una qualche ragione storica, etnica o politica di un odio che è esploso perché covato lungamente e che ha provocato un milione di morti in tre mesi. Infinite sono le ferite dei sopravvissuti. Qualunque ragione si possa dare per spiegare quello che è successo sarà sempre parziale e insufficiente. Sembra di vedere il male allo stato puro, nella sua brutalità inimmaginabile e nella sua assurdità. C’è anche la presentazione di altri genocidi: nazifascismo, Cambogia, Balcani (c’è una sezione dedicata al Kosovo!), Namibia, Armenia e altri. Ma il messaggio finale è la speranza! C’è un programma nazionale in atto nato nel 2002 chiamato GACACA che vuol dire Erba. Partire dal basso dalla terra con tanti piccoli atti di bontà e perdono per ricostruire una società nuova come si sta facendo in Rwanda adesso. Tanti operatori di quel genocidio hanno chiesto e ottenuto perdono. Altri sono ancora in prigione, altri sono liberi, soprattutto all’estero.
Qui in Rwanda si respira veramente un’aria di speranza nel futuro. La cosa più straordinaria di tutte è che se si fa questo itinerario fino alla fine si scopre che l’amore è la forza più grande di tutte e l’amore si esprime veramente nel perdono e nella riconciliazione.
Qui in Rwanda si respira veramente questa aria di speranza e di vita che è più forte della morte.
Ciao.
Don Benvenuto”