Come ogni lavoro, anche quello del sommelier presuppone il possesso di specifiche doti personali che, al di là della necessaria formazione teorica e pratica, sono indispensabili per garantire il successo nello svolgimento di questa mansione. Che si opti per un corso sommelier a Milano o in un’altra città d’Italia, il nostro Paese propone diverse associazioni affidabili a cui ci si può rivolgere, anche per entrare in contatto per la prima volta con un mondo di cui si sa poco o nulla. Non è vietato cominciare da zero, dunque, per un percorso di apprendimento che in genere si articola su tre livelli per una durata complessiva di 90 ore di lezione in aula.
Le doti richieste a un bravo sommelier
Ma quali sono le doti di cui un sommelier non può fare a meno per avere successo nel proprio lavoro? Di certo, una spiccata tendenza alla curiosità costituisce un ottimo punto di partenza: senza una naturale predisposizione per la conoscenza è difficile progredire, specialmente in un ruolo che richiede un aggiornamento costante e che non permette mai – per così dire – di sedersi sugli allori. Un appassionato di vino ha l’opportunità di compiere un salto di qualità unicamente nel momento in cui si dimostra curioso: non ci si deve mai limitare all’etichetta, ma occorre andare oltre, per scoprire tutto l’universo che si nasconde dietro la singola bottiglia di vino.
Il piacere della buona tavola
Per essere sommelier di alto livello diventare delle buone forchette forse non è indispensabile ma di certo aiuta: l’amore per la cucina, per i suoi sapori e per i suoi profumi consente di suggerire al meglio e di fornire alla clientela consigli motivati. Non è un caso che nel terzo livello di corso siano previste alcune ore sulla giusta tecnica di abbinamento cibo vino. Se è vero che gli insegnamenti e le lezioni di teoria possono offrire del materiale di studio utile, è altrettanto vero che non si può imparare così bene come sul campo: l’esperienza personale è essenziale se si vuol risultare informati e consapevoli di ciò di cui si parla. Insomma, vietato essere schizzinosi: dai formaggi a pasta molle al cioccolato, dalle carni rosse alle minestre, dal pesce di lago alle uova, non c’è alimento a cui non ci si debba interessare.
Le doti comunicative
Un sommelier pronto a spiccare il volo verso una carriera di successo deve essere anche un eccellente comunicatore, non solo in riferimento al mondo del vino e dei vini, ma a 360 gradi. La padronanza del linguaggio e la conoscenza di uno o più idiomi stranieri fanno la differenza, ma quello che più conta è evitare i tecnicismi quando essi non servono. Il bravo sommelier non è quello che dà sfoggio inutile della propria erudizione, ma colui che è in grado di descrivere e mettere in risalto le doti di un vino con la massima semplicità e nel modo più comprensibile possibile. La conoscenza delle diverse tecniche, dei vitigni e dei territori deve essere integrata da una forte attitudine verso lo story telling, perché è solo con la narrazione delle storie che si ha la capacità di coinvolgere e di emozionare chi ascolta.
La passione
Può sembrare scontato, ma senza una vera e genuina passione non si avrà mai la possibilità di diventare dei sommelier di successo. Per quanto tale discorso possa essere esteso a qualunque lavoro, nel caso dei sommelier esso appare ancora più valido. La strada da percorrere è lunga e la gavetta è faticosa; inoltre, è bene essere consapevoli che ci sarà bisogno di studiare, di leggere e di informarsi sempre. In più, sarà opportuno sviluppare le proprie doti di osservatore, per riuscire a mettere a frutto un bagaglio di esperienze che, con il trascorrere del tempo, diventerà sempre più grande. L’arricchimento personale si mescola con quello professionale: solo i più bravi ne sanno approfittare.