DON BENVENUTO COMMENTA IL VANGELO DELLA QUINTA DOMENICA DI PASQUA

Anche domenica scorsa abbiamo ascoltato parole preziose tratte dal “testamento spirituale” di Gesù, ma le parole di oggi sono proprio l’inizio del testamento. Narrando l’ultima cena di Gesù con i suoi apostoli, l’evangelista Giovanni prima ci mostra Gesù che lava i piedi a loro e poi dice di se stesso che china il capo sul petto di Gesù per chiedergli un segreto: “Signore, che è che ti tradisce?”. E Gesù, donando a Giuda Iscariota un boccone di pane intinto nel vino, mostra che è proprio lui. Proprio in quel momento Giuda esce per mettere in atto quello che aveva pensato: consegnare Gesù al sinedrio che lo avrebbe condannato a morte. Questo è proprio l’inizio del dramma, un dramma che Gesù chiama con la parola “gloria”. E infatti la vittoria della vita sulla morte, la vittoria dell’amore sull’odio e la cattiveria, la vittoria della grazia sul peccato sono davvero una gloria. E noi siamo il frutto vivente di questa vittoria operata da Gesù!

Poi con molta tenerezza Gesù si rivolge ai suoi discepoli chiamandoli “figlioli”, qualcun altro traduce “figlioletti miei”. E’ l’unica volta che Gesù chiama così i suoi discepoli. E’ pienamente consapevole di ciò che sta per accadere e dice con chiarezza che sta per avvenire un distacco da loro, un distacco doloroso dopo una convivenza di tre anni, una amicizia e una fraternità che è andata sempre crescendo. “Dove vado io, voi non potete venire”.

Ed ecco il vero testamento di Gesù, il suo vero, ultimo e più profondo desiderio: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Perché è un comandamento nuovo? Perché il comandamento vecchio diceva di amare Dio con tutto il nostro cuore e la nostra mente e di amare il prossimo come noi stessi. Ora questo non basta più. Gesù ci chiama ad un amore infinitamente superiore. Ci dice di amarci COME Lui ci ha amati, e Lui ci ha amati COME il Padre ha amato Lui. Ha chiamato noi, poveri uomini, ad amare COME ama Dio.

Pur conoscendo le meschinità dei suoi discepoli e anche le nostre, pur conoscendo le durezze del nostro cuore e vedendo la nostra incapacità di amare ci chiama a vivere le profondità dell’amore divino. Come fa a fidarsi così tanto di noi? E perché lo fa? E’ proprio vero che a Lui non basta che ci amiamo un po’ e che andiamo abbastanza d’accordo. Vuole fare di noi persone che amano con quella stessa forza e totalità con cui ci ama Lui, con quella stessa intensità e tenerezza che c’è tra Lui, Figlio, e il Padre. E sta dicendo questo poco prima che i discepoli impauriti si disperdano e lo abbandonino, poco prima che il discepolo da Lui scelto per guidare gli altri, cioè Pietro, proclami pubblicamente di non conoscere neppure quel Gesù che stava per essere giudicato! Ma Gesù non si lascia scoraggiare da nulla, né dalle nostre distrazioni né dai nostri peccati. Gesù crede in noi e sa che ce la possiamo fare perché Lui stesso ci guiderà e ci donerà la forza di amare. AMARE COME GESU’ CI HA AMATI. Questo è l’altissimo ideale di vita che Gesù ha voluto affidare a noi. E così sia davvero!

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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–> avvisi 19 maggio 2019