BALLABIO – Di questi tempi, è fortissima la paura del diverso, incarnata particolarmente nelle fattezze di un richiedente asilo (“meglio” se di colore, che rende di più e semplifica la differenziazione da noi presunti normali). E lo sport nazionale, dal calcio s’è tramutato nel centrare la sede dove “ci manderanno dei migranti”. Ballabio non fa difetto, mentre nella vicina Valsassina quasi ogni giorno spunta una potenziale destinazione di stranieri nullafacenti e “probabilemente pericolosi” – malgrado sia ovvio che chi trova una momentanea sistemazione, difficilmente andrà a cercarsi rogne rischiando così di farsi mandare via. Eppure, la “caccia” allo stabile di prossimo arrivo per torme di forestieri è pratica quotidiana e già ad esempio a Taceno e Casargo – ma non solo – voci incontrollate e puntualmente smentite hanno accreditato a singoli paesi una o più terribili “invasioni”.
Adesso è la volta di Ballabio, dove il chiacchiericcio è sempre più insistente e ha individuato chiaramente il luogo “del delitto“. Trattasi della cosiddetta Ca’ del Berto, dal nome dell’ultimo occupante di questa bellissima e grossa (ex) cascina proprio accanto al ponticello sul Grigna, tra le vie Manzoni e Fiume. Un insediamento enorme, risalente al Settecento e in grado di ospitare sì molta gente, ma soprattutto begli eventi popolari grazie alla cospicua corte interna.
Il complesso apparteneva a una nota famiglia del paese e necessita di importanti “cure”, un restauro tanto importante quanto costoso. Da anni e anni si discute di una sua possibile destinazione a fini socio-culturali, c’era anche un vecchio progetto pubblico – dell’epoca di Pontiggia sindaco, all’inizio del terzo millennio – con l’obiettivo di rivitalizzare quel grande spazio “tattico” in mezzo a Ballabio, accogliendo iniziative per anziani e giovani, manifestazioni e quant’altro. Un piano in qualche modo abortito, mentre la maxi cascina proseguiva la sua lenta e inesorabile decadenza.
Nelle ultime settimane, per quel che se ne può sapere, una rapida evoluzione – che sta facendo discutere mezzo paese. Se non di più.
La famiglia titolare dell’edificio, stufa di non avere riscontri dal “pubblico” ha infatti ceduto il tutto. E a questo punto scatta il “giallo”: facendo una donazione. Da qui in avanti rientriamo nella fattispecie della lunga introduzione di questo articolo; indovinate infatti quale sia oggi il timore (terrore) di tanti e tanti compaesani…
È bastato sentir parlare di “donazione” perché scattasse immediato il sillogismo: donazione=associazione, associazione=migranti. Dunque: cascina donata, arrivano i neri. Aiuto!
La redazione di BN ha lavorato a questo ‘caso’ mentre si moltiplicavano le voci – ma sarebbe meglio definirle chiacchiere. Con un denominatore comune già visto, ovvero appunto il pensiero che (accanto alle nostre case!) possano materializzarsi nugoli di richiedenti asilo in arrivo da chissà quale posto.
Ragionamenti che si estendono di minuto in minuto, tanto più che effettivamente da dentro la Ca’ del Berto si sentono i suoni inconfondibili dei “lavori in corso“. Insomma c’è chi sta già provvedendo a sistemare la cascina e dunque la famosa associazione ben presto potrà portare tra noi gli stranieri (se sono previsti).
A questo punto, va fatta chiarezza. Abbiamo infatti qualche notizia per i ballabiesi, i quali possono tornare a dormire sonni meno agitati. Perché se è vero che la donazione c’è stata e (udite udite) la cascina è finita nelle mani di una coopertiva sociale (!!!), nulla fa pensare a conclusioni ‘problematiche’, per i più timorosi. Zero accoglienza di migranti, niente “C.A.S.”, niente a che vedere con le esperienze di ospitalità tipo gli Artigianelli alle Casere di Maggio o il caseggiato sulla Provinciale all’uscita di Ballabio che accoglie qualche decina di giovani “di passaggio”.
Tutt’altro.
La coop sociale esiste, si chiama ‘Garibaldi‘ (lo certifica l’immagine emblematica appesa sul portone della Ca’ del Berto), ha sede a Bergamo ed è gestita da un signore di una certa età che – per quanto a conoscenza dei nostri cronisti – ha tutt’altro in testa che mettere in piedi un centro di accoglienza per migranti. La cooperativa è comunque piccola e il piano da realizzare in via Manzoni enorme. E, se compiuto, farà molto piacere ai ballabiesi – vecchi e giovani.
Nei prossimi giorni svilupperemo il nostro lavoro “d’inchiesta“ a proposito di un progetto che potrebbe rilanciare questa bella struttura di duemila metri quadri nel mezzo del paese, rivitalizzando l’area e dando risposte a esigenze sociali, culturali e aggregative.
RedBN