Le attività di digital trade marketing rientrano tra i nuovi formati pubblicitari online che possono essere assimilati al cosiddetto native advertising. Esse comprendono le strategie di marketing che sono destinate sia al consumatore finale che al distributore: è prevista l’applicazione delle leve di marketing alla politica di distribuzione del canale con l’intento di aumentare il più possibile il return on investment. Più semplicemente, si tratta di coniugare il marketing con le varie attività di commercio elettronico di un marchio. Al giorno d’oggi, i retailer e i brand manifestano sempre di più la necessità di acquisire più visibilità in Rete.
Lo scenario competitivo
Fino a pochi anni fa, nel momento in cui un’azienda sceglieva di affidarsi al canale di vendita online, essa poteva usufruire di una visibilità supplementare nei confronti della concorrenza, dal momento che lo scenario del passato si caratterizzava per una competizione limitata: quello del web, insomma, era un mercato di nicchia. Nel giro di breve tempo, però, la situazione è decisamente mutata, e il canale online non può che essere ritenuto una commodity, vale a dire un sistema usato dalla maggior parte dei consumatori. Stando ai dati forniti dall’Osservatorio Multicanalità, gli e-shopper nel nostro Paese sono circa 21 milioni: in pratica, di tutta la popolazione che ha più di 14 anni, ben 4 individui su 10 usano Internet per i propri processi di acquisto. Ecco perché per i retailer è inevitabile una presenza costante e curata in Rete: il rischio, in caso contrario, è quello di perdere consistenti quote di mercato.
Alla ricerca della visibilità
I formati nativi di sponsored commerce si pongono l’obiettivo di accrescere la visibilità di marchi e aziende in un contesto in cui la competizione sul web è sempre più accentuata: i retailer e i brand, per adeguarsi, devono tentare di differenziarsi rispetto alla concorrenza. A tale scopo c’è bisogno di strumenti che consentano non solo di gestire il canale di distribuzione, ma anche di monitorarlo. Con lo sponsored commerce i consumatori possono essere raggiunti quando se ne ha la necessità, e cioè nel momento in cui essi sono più propensi a portare a termine un acquisto.
Controllare il canale distributivo
Ci sono marchi che scelgono di non vendere direttamente su Internet, ma che comunque hanno bisogno di soluzioni di advertising di questo tipo, a cui ricorrono – per esempio – per controllare il canale di distribuzione e magari premiare dei venditori specifici che si trovano sul sito e-commerce. Le ragioni alla base di un comportamento simile possono essere diverse, ma comunque di natura strategica: può essere che con i distributori in questione siano stati firmati dei contratti speciali, o che magari essi abbiano una strategia aziendale che meglio si confà agli obiettivi del marchio.
Le nuove frontiere del trade marketing
Chi sceglie il corso in trade marketing per completare e mettere a punto la propria formazione in questo ambito può imbattersi in varie situazioni. Un distributore di piccole dimensioni, per esempio, potrebbe aver bisogno di formati di sponsored commerce perché ha in programma di aumentare la visibilità degli articoli che propone in vendita. A tale scopo, si pianifica un’attività targettizzata in funzione di specifiche parole chiave sul sito dello store online, in modo tale che quando un utente digita una certa parola chiave venga visualizzato un banner promozionale, mostrato in posizione privilegiata, che includa sia il nome del venditore che una selezione dei suoi prodotti. Attraverso questo banner si può giungere a una pagina in cui l’offerta del distributore viene mostrata nella sua totalità.