Dati sostanzialmente contraddittori sulla situazione economica lecchese e lombarda tra la fine del 2018 e i primi mesi del 2019. Se da un lato si registrano segnali che fanno sperare in una leggera ripresa, con una diminuzione delle dichiarazioni di fallimento del 30% rispetto allo scorso anno, dall’altro bisogna fare i conti con la contrazione dell’offerta di lavoro, soprattutto nel settore del terziario.
Secondo i dati raccolti da Unioncamere, le proiezioni per il trimestre gennaio-marzo 2019 raccontano per la regione Lombardia di un leggero incremento di unità occupate nell’industria (+330) a fronte di un decremento di -11.300 posti di lavoro nel settore dei servizi. Situazione molto simile a Lecco che fa registrare 220 posti di lavoro in più nel settore industriale e un -760 di occupati nel terziario. Dal punto di vista della tipologia di contratto preferita dai datori di lavoro, si conferma la tendenza verso il tempo determinato e la contrazione rilevante dell’apprendistato, porta d’acceso privilegiata per i tanti giovani che cercano lavoro.
A fronte di una contrazione del mercato del lavoro, e quindi del livello di reddito dei cittadini, Lecco si conferma una delle città italiane in cui i prezzi al consumo sono cresciuti maggiormente. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori nel 2018 i lecchesi hanno speso 472 euro in più rispetto all’anno precedente per acquistare beni alimentari e servizi. In Italia stanno peggio solo Bolzano, Reggio Emilia, Forlì e Cesena.
L’aumento dei prezzi e la diminuita capacità di spesa derivante dalla contrazione dell’offerta di lavoro sono alcuni dei motivi per i quali in Italia si afferma sempre di più il commercio elettronico. La possibilità di risparmiare, offerta in linea di massima dall’e-commerce, spinge un numero di consumatori sempre crescente a cercare in rete le occasioni migliori per spendere meno. A questo si aggiunge la comodità di poter accedere in qualsiasi momento a negozi online che riescono a offrire sempre più prodotti e servizi, dalla spesa a casa ai posti per il cinema, dal gioco d’azzardo alle capsule per il caffè. Inoltre si deve tenere in considerazione la disponibilità di diversi metodi di pagamento utilizzabili e alla velocità di consegna assicurata dagli e-commerce. Insomma si spiega facilmente perché gli affari dei negozi online siano cresciuti nel nostro paese del 15% solo nel corso del 2018.
Proprio per regolamentare il mercato dell’e-commerce, e a tutela dei consumatori, recentemente il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno presentato un disegno di legge che prevede l’obbligo di tracciabilità dei prodotti venduti sul web. Questo, fanno sapere i promotori, non per porre paletti e soffocare il commercio elettronico bensì per proteggere il Made in Italy, che potrebbe essere messo in crisi dai grandi colossi del web, e rendere il settore appetibile anche per le piccole realtà commerciali locali e territoriali. “Quello che sostengo sempre – ha dichiarato alla stampa il deputato grillino Massimiliano De Toma, relatore del disegno di legge – è stesso mercato stesse regole: l’ e-commerce deve essere un vantaggio anche per i piccoli negozi e non un danno. Per questo andremo avanti anche sul versante della web tax per ristabilire un po’ di equità sociale andando a tassare le imprese tech con fatturati eccezionali che fanno ricavi nel nostro Paese e poi portano miliardi di euro nei paradisi fiscali”.