BALLABIO – Un 25enne investito, il cui corpo sbalzato in aria quasi distrugge il parabrezza dell’auto che lo ha centrato, il giovane a terra con intorno altri migranti disperati per l’apparente gravità dell’impatto; la conducente della Mégane sotto choc, le auto che continuano a sfrecciare sulla Provinciale prima e durante l’intervento dell’ambulanza arrivata da Introbio; nessuno a regolare il traffico fin quando una persona disponibile non si presta (a proprio rischio, vista la situazione). Il tutto, nel buio più profondo, squarciato solo dai fanali del mezzo sanitario a bordo strada. Eppure siamo in un centro abitato, tra varie case e aziende (molte), in prossimita delle strisce pedonali tra le due sedi del vecchio caseificio Acquistapace e proprio accanto allo stabile che ospita un piccolo nucleo di richiedenti asilo. Siamo a Ballabio, DENTRO Ballabio. Ma non si vede una mazza, perché una fila di ben sei lampioni c’è eppure non serve: tutti gli impianti tra l’Autoklaus e l’accesso alla discarica del paese non funzionano. E il buio è davvero pesto.
Tra via Cinturino e l’area produttiva alle porte del centro del paese c’è da aver paura: già di norma il limite dei 50 km all’ora è sistematicamente ignorato da molti guidatori, la sera poi attraversare è un pericoloso terno al lotto.
“Attraverso quotidianamente più volte le strisce a pochi metri dal luogo dell’incidente e devo dire che quel tratto di provinciale è veramente pericoloso. Vetture che sopraggiungono a velocità folli e poca considerazione per i pedoni”
Klaus Alfieri, titolare Autoklaus – da Facebook
Il cronista degno di questo nome (col suo giornale alle spalle) non può però limitarsi a “fotografare” il caso, l’episodio e pure il semplice contesto. Un articolo deve approfondire, scavare e cercare di far comprendere più dettagli e, se possibile, anche le responsabilità dei fatti che va a narrare.
Ma qui si fa dura.
Il lavoro di indagine infatti è relativamente semplice, ma si scontra con una serie di risposte a dir poco angoscianti. La prima domanda è anche la più ovvia: a chi compete l’illuminazione pubblica – e dunque, di chi è la responsabilità di quei lampioni spenti da chissà quanto tempo?
Abbiamo consultato un esperto del settore che ha esaudito le nostre curiosità – lasciandoci però basiti (per le conclusioni). Il tecnico ha chiarito fin da subito di chi NON sia la cura di quell’aspetto: a sorpresa, pur chiamandosi “Strada Provinciale”, quanto serve a illuminarla non dipende dalla Provincia. E via un soggetto potenzialmente competente.
Siamo però in territorio comunale, di Ballabio. E infatti la spiegazione della nostra fonte è proprio questa: “La pubblica illuminazione spetta ai Comuni nei quali passano le strade, ma…“. Ma c’è un fatto che probabilmente qualcuno conoscerà ma – ne siamo convinti – ai più sfugge e non può che preoccupare, specie in un Paese (parliamo dell’Italia tutta) in cui le discipline del lavarsene le mani e dello scaricabarile sono sport pressoché nazionali. E il fatto è questo: “In realtà – afferma sicuro l’addetto ai lavori interpellato da BN – non esiste l’obbligo di illuminare le strade“.
Zac.
Otto paroline che prese singolarmente appaiono innocenti e senza conseguenze, una frase terribile per il significato e gli effetti collaterali. Sbigottito, il cronista chiede conferma. Come, scusi, ma quindi un Comune può in teoria tenere le proprie strade al buio più completo? E la controrisposta, oltre che definitiva, “agghiaccia” ancor più della precedente: “Non in teoria, nella pratica: se vi fosse questa imposizione, ad esempio la strada che porta a Morterone sarebbe illuminata, ma non lo è. Non corre alcun obbligo, per quanto incredibile questo possa sembrare”.
Allora torniamo al caso di specie, l’investimento di ieri. Il 25enne è fuori pericolo ma la paura è stata grande. E l’incidente ha riproposto plasticamente un problema specifico come quello del singolo tratto di (pericolosissima) strada in paese e pure una situazione più generale.
Se si parla tanto di sicurezza, un attraversamento scarsamente visibile in un punto dove si corre fin troppo DEVE essere illuminato. Che i lampioni siano guasti, che se ne debba occupare il fornitore e pure che non vi sia il dovere di curare l’iluminazione – qui e altrove – sono aspetti che non contano. Prima viene la sicurezza, quella vera e non solo la bella e altisonante parola di cui fin troppi si riempiono la bocca. Il diritto ad attraversare una strada e non rimanere spiaccicati è di tutti, e deve essere tutelato. A Ballabio come altrove.
BN