DON BENVENUTO COMMENTA IL VANGELO DI DOMENICA

Quando sentiamo la parola “re” per noi è normale pensare a qualcuno seduto su un trono a comandare. Se da’ un ordine, i sudditi devono obbedire. E poi il re come lo intendiamo noi deve essere riverito e servito. E si possono dire tante altre cose sui re così come ne sentiamo parlare nelle favole dei piccoli o nei libri di storia. In genere si parla della loro gloria e potenza, delle loro ricchezze e delle conquiste, della loro abilità e forza nel comandare eserciti e guidare le nazioni, grandi o piccole che siano.

E poi cosa resta? I re delle favole non esistono e i re della storia dove sono finiti tutti? Anche se sono chiamati “grandi” oggi dove sono? A cosa serve a loro avere un nome scritto sui libri di storia o avere qualche tomba più decorata di altre? Nessun re o imperatore è stato mai chiamato re di tutto il mondo! E poi tuttii regni di questo mondo, anche se durano qualche decennio, a un certo punto finiscono tutti!

Alla luce di queste riflessioni capiamo come sia un atto di coraggio da parte della Chiesa proclamare oggi Gesù Cristo Re eterno e di tutto l’universo, anzi proprio l’unico vero RE! Quante cose belle potremmo dire di Lui! La sua gloria, la sua potenza, la sua bontà, la sua bellezza, il suo amore, la sua giustizia!

Eppure il brano di Vangelo che leggiamo oggi ci presenta Gesù in croce e vicino a morire! Viene deriso dai soldati che lo sfidano: “Ma tu che razza di re sei?” E gli danno da bere aceto. L’evangelista Matteo dice che tutti quelli che passavano

di là lo insultavano scuotendo il capo. Anche i sommi sacerdoti, i maestri della legge, gli anziani lo prendevano in giro, e tutti toccavano lo stesso punto: la sua debolezza e incapacità!

Erano perfino onesti nel riconoscere che aveva aiutato e salvato tante persone facendo loro del bene, ma dove è fini ta ora la sua potenza di un tempo? Perché non salva se stesso? E perché non salva chi è in croce come lui e sta soffrendo pene indicibili?

Ma c’è un’altra persona che non la pensa così.

Una persona che riconosce di aver fatto del male nella vita. Riconosce che c’è una giustizia umana che l’ha raggiunto e ha il coraggio di dire: “E’ giusto così, in fondo mi sono meritato tutto questo! Ho fatto del male e ora sono punito!” Eppure con un grande coraggio si rivolge a Gesù che sta morendo e gli dice: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!”.

Ci vuole proprio un grande coraggio a parlare di regno a uno che sta morendo come tutti i delinquenti, puniti dalla giustizia umana. E Gesù gli dice: “Tu oggi sarai con me!” Il paradiso è proprio questo: essere con Lui. Lo si può descrivere usando pallide immagini umane come un giardino, il cielo, le stelle, la luce, la festa, il banchetto, le nozze: tutte immagini belle ma pallidissime per dire una cosa che non si può descrivere.

Ma la parola più bella è: stare insieme, perché ci Lui ci ama, e se abbiamo fatto del male è tutto perdonato e cancellato da quell’unico atto di fede e richiesta di salvezza: “Ricordati di me!”. Per Gesù è sufficiente per mostrare tutta la potenza del suo amore che perdona tutto e ci chiama a stare insieme con Lui, per Oggi vediamo Gesù che entra nel suo regno accompagnato dal primo cittadino di questo regno: un uomo rovinato dal male in questa vita e completamente rinnovato dall’amore misericordioso di Gesù. Questa è la vera potenza e la vera gloria del regno di Gesù.

Non ci resta che imitare il coraggio di quell’uomo, tutt’altro che perfetto, perché Gesù inviti anche noi ad essere con Lui.
Questo è il Paradiso. Questo è il suo regno!
Don Benvenuto Riva parroco di BallabioDon Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
Scarica il foglietto degli avvisi –> Avvisi 11 novembre 2018