DON BENVENUTO COMMENTA IL VANGELO DI DOMENICA

Credo che se qualcuno ci chiedesse di fare un riassunto della pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato ci metteremmo a raccontare a nostro modo la parabola del Buon Samaritano. Un racconto giustamente famoso che ha plasmato la coscienza di molte generazioni anche al di fuori dell’ambito della Chiesa. E il suo insegnamento è chiaro e facile da ricordare: si tratta di provare compassione davanti a chi soffre ed è nella necessità di essere aiutato e fare qualcosa per alleviare le sue sofferenze.

Non è tanto scontato che chi vede la sofferenza del prossimo provi compassione e cerchi in qualche modo di offrire un aiuto. L’essere umano è così fatto che è anche in grado di non provare niente davanti a chi soffre, anzi qualcuno arriva a causare direttamente la sofferenza agli altri e perfino a provare gusto davanti alla sofferenza degli altri. Ma questo è addirittura diabolico.

Se noi tutti possiamo dire che davanti a chi soffre proviamo compassione è perché la parola di Gesù è penetrata profondamente nelle fibre della nostra cultura nella quale siamo cresciuti e ha creato una mentalità giusta improntata all’amore del prossimo, a tal punto che anche chi non è parte della nostra Chiesa è in grado di condividere questa mentalità ed è capace di operare cose grandi quando si tratta di aiutare il prossimo. Dobbiamo ringraziare il Signore per tutto questo e per la parola meravigliosa che oggi ci rivolge.

Tuttavia dimenticheremmo una cosa: la sua origine. Tutto è cominciato da un uomo che voleva ereditare la vita eterna. E questo deve essere anche il nostro punto di partenza. Dobbiamo seriamente chiederci se davvero anche noi, prima di tutto, vogliamo ereditare la vita eterna. Non ci basti vivere a lungo e nemmeno ci deve bastare vivere felici per molti anni. Come si potrebbe vivere felici sapendo che poi tutto, presto o tardi, avrà fine? Ma la nostra vita non può finire e ricadere nel nulla. Pensarlo sarebbe un insulto a Dio che ci è Padre e che prima crea i figli e poi li distrugge. Sarebbe come dire che Dio è infedele. Nulla più di questo è lontano dalla verità.

Invece Dio è fedele e ama la nostra vita e ci vuole sempre con sé perché siamo i suoi figli amatissimi. Ed è stato così buono con noi da indicarci per quale strada raggiungerlo, ci ha indicato la via che porta alla vita! E Gesù lo ricorda a quel maestro della Legge: “Tu vuoi ereditare la vita eterna? Ma tu sai che la Parola che Dio ha dato a Mosè sul monte Sinai l’ha data perché tutto il popolo di Israele si mantenesse sulla via della vita! Segui quella Parola e vivrai per sempre!”.
In realtà Gesù interroga quel maestro e gli chiede: “Cosa dice la Legge?” E’ vero che la Legge è fatta di tantissime parole impossibili da ricordare tutte a memoria e da mettere in pratica. Ma quella Legge ha un’anima, un cuore, una sorgente unica che è alla portata di tutti, non solo dei maestri che studiano ma anche della povera gente. E quel maestro risponde bene: “Amerai…”.

E’ proprio vero: quando uno ama vive. Una vita senza amore non è vera vita. Una vita nell’amore è bella anche quando si è poveri. E’ solo l’amore che rende bella la vita. E quando uno ama, ama Dio, ama chi gli è vicino, ama anche chi gli è lontano, ama anche gli animali, ama i fiori e le piante, ama il cielo e il firmamento, ama tutto e tutti.

Poi quel maestro ha voluto una precisazione sulla parola prossimo e Gesù l’ha accontentato regalando a lui e a tutti noi questa stupenda parabola che ci fa capire che prossimo è colui che ci è vicino e ha bisogno di qualcosa: così, semplicemente, senza cercare troppe scuse, senza fare troppe domande o creare troppe distinzioni tra chi è cittadino e chi non lo è, tra chi merita di essere aiutato e chi non lo merita, tra chi è nella lista dei poveri e chi non è scritto: tutte cose inutili. Ora sappiamo quale è la via che ci porta alla vita eterna. E’ la via dell’amore. Percorriamola e vivremo per sempre.

don Benvenuto Riva archivio (52)Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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Avvisi domenica 30 settembre 2018