BALLABIO – Ospite in sala civica nel primo pomeriggio il capitano Alessio Zanella, comandante della compagnia carabinieri di Lecco, per incontrare gli anziani di Ballabio e informarli su come prevenire le sempre incombenti truffe ai danni di persone deboli o impreparate.
L’attività odierna in paese rientra negli interventi promossi dall’Arma in favore delle vittime più vulnerabili, in collaborazione con le amministrazioni locali e religiose. Solitamente in questi incontri i carabinieri sottopongono all’attenzione di tutti i partecipanti la casistica e le contromisure connesse alla truffa del cosiddetto “finto carabiniere”, che di solito viene commessa con modalità molto simili: una coppia di truffatori riesce ad avere accesso all’abitazione dell’anziana vittima presentandosi uno come dipendente comunale, ed in quanto tale si fa accompagnare nell’appartamento con il pretesto di effettuare dei controlli sullo smaltimento dei rifiuti, mentre l’altro, che giunge poco dopo, come carabiniere in abiti civili che necessita di effettuare un sopralluogo a seguito di furti avvenuti poco prima nella zona. L’anziano, solo in casa con due estranei ed incalzato dal finto militare che gli rivolge insistenti domande, si fa facilmente distrarre, consentendo così al complice di impossessarsi del contante e dei gioielli per poi fuggire.
Altre volte il raggiro funziona così: i malviventi si presentano come carabinieri ma in abiti civili e, dopo aver avuto accesso all’abitazione, fingono un precedente furto ai danni della stessa vittima riferendo di aver arrestato un gruppo di nomadi con refurtiva della quale devono accertare la provenienza. Con tale pretesto si fanno mostrare dall’ingenua vittima il denaro ed i preziosi tenuti in casa che vengono quindi facilmente asportati.
Esiste inoltre una variante, detta “del falso avvocato“: in questo caso i malfattori contattano telefonicamente le vittime chiedendo loro denaro quale risarcimento per asseriti incidenti stradali o per saldare eventuali contravvenzioni stradali o, ancora, per procedere al risarcimento in sede civile dei danni causati da un loro familiare in stato di fermo in una qualche caserma dell’Arma. I malviventi spiegano alla vittima che il familiare potrà essere rimesso in libertà solo in seguito al pagamento di una somma da consegnare nelle mani di un sedicente avvocato.
Tra i consigli forniti, quello di diffidare di fronte a operatori di polizia in abiti civili, anche se mostrano il tesserino: in caso di dubbi sulla qualifica o sull’atteggiamento di persone che suonano al campanello o bussano alla porta in maniera pretestuosa, avvertire subito, sempre, il 112.
Alla stessa stregua, dubitare della chiamata di sedicenti avvocati che chiedono denaro per un parente in difficoltà, annunciando magari l’invio di un “incaricato” disposto a prelevare soldi dal bancomat: non pagare nessuno ed in nessun caso, rivolgendosi, piuttosto, ad una persona di fiducia o chiamate il 112.