Durante i mesi estivi abbiamo ripercorso tutta la storia della nostra salvezza, tutto il periodo di circa duemila anni in cui Dio, formando e educando il popolo di Israele, ha preparato la venuta del Suo Figlio.
Un giorno è apparso un uomo di nome Giovanni, anche lui mandato da Dio. Il popolo ha percepito in lui qualcosa di straordinario: era un vero profeta, uno che, con le parole e con la vita, trasmetteva la parola di Dio. Una parola consolatrice, una parola di speranza che ormai più nessuno sapeva trasmettere, né i sacerdoti del tempio né le guide spirituali come i farisei e gli scribi. Il popolo semplice, oppresso dalle tasse e dalla violenza, ha visto in Giovanni un barlume di speranza e si è chiesto: Non sarà lui per caso il Messia? Tanto era forte il fascino della sua testimonianza! Giovanni è davvero un gigante dello spirito!
Un giorno Giovanni ha visto un uomo che veniva verso di lui, si è sentito ispirato dall’alto e disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!”. Quell’uomo era Gesù di Nazaret. In questa parola “Ecco…” sta tutta la grandezza di Giovanni. Egli è colui che ha ricevuto da Dio la missione di indicare al popolo chi è il Figlio mandato da Dio, chi è il vero Messia. E’ chiamato Precursore nel senso che è colui che ha aperto la strada al Messia, a Gesù.
Nel Vangelo di oggi abbiamo sentito di una discussione, una specie di scontro tra due correnti spirituali. Il tema era la purificazione. La forte personalità di Giovanni aveva attirato a sé numerosi e fedeli discepoli. E Giovanni invitava tutti a ricevere un segno di pentimento e di purificazione dai propri peccati. Perfino Gesù si è accostato a Giovanni per ricevere il battesimo ma poco dopo, andando un po’ più lontano, anche lui ha cominciato a battezzare e tanta gente accorreva a lui, così che i discepoli di Giovanni ne ebbero a male. Gesù appariva loro come uno che “rubava il mestiere” di Giovanni. Ecco allora la vera grandezza di Giovanni: la sua umiltà!
Al popolo e ai suoi tanti e affezionati discepoli disse: “Non sono io il Messia ma è Colui che vi ho indicato. Io gli ho solo preparato la strada. E’ un bene che la gente numerosa vada da Lui. Anche voi dovete andare da Lui e dimenticare me. La mia missione, affidatami da Dio, è compiuta. Io sono come colui che assiste la sposa il giorno delle nozze e la conduce allo sposo. Quando gli sposi si sono incontrati l’amico dello sposo torna nell’ombra e sparisce tra gli invitati partecipando con loro alla gioia degli sposi”.
Meditiamo e imitiamo questa umiltà di Giovanni che potremmo chiamare anche libertà interiore e profonda serenità. Non dimentichiamo che i sentimenti più brutti come l’invidia e la gelosia, la competizione e il possesso possono riguardare anche le cose spirituali e non solo le cose materiali. Quando si è gelosi e invidiosi di ricchezze e beni materiali è più facile lottare e smascherare quei brutti sentimenti. Ma quando si è gelosi di beni spirituali è più difficile perché tutto è coperto dalla scusa che si vuol fare del bene.
Abbiamo bisogno della luce dello Spirito Santo che ci renda liberi interiormente e sempre umili e pronti a riconoscere, come Giovanni, solo la persona di Gesù come nostro unico Amico, Sposo, Salvatore.
Don Benvenuto Riva
parroco di Ballabio
Scarica il foglietto –> Avvisi 2 settembre 2018