Nel giorno della festa di san Lorenzo, nostro patrono, abbiamo davanti a noi un
segno in alto: un globo bianco che durante la messa viene bruciato. Prima del rito del
fuoco è bello da vedere ma ciò che si vede dopo non è più bello. Eppure
guardiamolo pensando a ciò che è avvenuto. Che cosa è avvenuto? E’ bruciato tutto,
non è rimasto niente! Nella lingua greca, lingua ancora parlata a Roma al tempo di
san Lorenzo, “bruciare tutto” era espresso con la parola “olocausto”: anche tra i
pagani e tra gli Ebrei era comune questa parola: era il sacrificio offerto
completamente a Dio, quel sacrificio da cui né il sacerdote né l’offerente prendeva
qualcosa con la buona intenzione di mettersi in comunione con Dio. L’olocausto
voleva esprimere un atto di amore puro e totale a Dio. Così è stato il sacrificio del
diacono Lorenzo: bruciato tutto in offerta a Dio, a imitazione del suo Figlio Gesù, che
ha offerto se stesso sulla croce in sacrificio per nostro amore e per la nostra salvezza.
Guardiamo dunque a san Lorenzo come nostro modello non tanto nel passare
fisicamente attraverso il fuoco ma nel ricordare quotidianamente che dobbiamo
rispondere all’amore che Dio ha per noi semplicemente cercandolo e amandolo con
TUTTO il nostro cuore.
Riflessione sulla Parola di Dio di questa domenica
Il profeta Geremia ha attraversato un periodo veramente drammatico della
storia di Israele. Nell’anno 605 prima di Cristo il re Nabucodonosor di Babilonia
(attuale Iraq) impone il suo dominio alla Palestina. Avviene una prima ribellione
che Nabucodonosor punirà nel 597 conquistando Gerusalemme e deportando
una parte dei suoi abitanti. Una nuova rivolta verrà punita più severamente:
Gerusalemme è distrutta, il tempio (così bello, costruito da Salomone) è
incendiato e il popolo è definitivamente deportato a Babilonia. In tutto questo
periodo Il profeta Geremia predica la parola di Dio, minaccia, predice la sventura,
consiglia i re, quasi sempre incapaci, che si susseguono sul trono di Davide. Viene
anche accusato di disfattismo dai militari, perseguitato, incarcerato.
Nella prima lettura di oggi leggiamo un riassunto dell’attività di questo profeta
che ha dovuto affrontare molte sofferenze e avversità. Si divide chiaramente in
due parti:
1 – Il passato: è il tempo in cui “Dio parla con premura e insistenza, inviando i
suoi profeti”. Che cosa chiedevano i profeti prima di Geremia e poi lui stesso?
“Desistere dalla condotta perversa e dalle opere malvage”. Cioè questo: nei
confronti di Dio cessare di mescolarsi con vari culti idolatrici, nei confronti del
popolo cessare ogni forma di violenza e di ingiustizia che imperversava
soprattutto verso le categorie più deboli come le vedove, gli orfani, gli stranieri, i
poveri. Tante volte abbiamo sentito il profeta lamentarsi a nome di Dio: “ma voi
non avete ascoltato le mie parole!”
2 – Nella seconda parte Geremia predice il futuro. E’ Dio stesso che guida la
storia e nulla succede a caso. Dio chiama Nabucodonosor suo servo, che equivale
a suo figlio. E’ Dio che lo manda a Gerusalemme per infliggere una dura
correzione al popolo che non ascolta la parola di Dio e non corregge la sua
condotta. Sono parole drammatiche che parlano di sterminio, di orrore e di
scherno, di obbrobrio e di distruzione, di cessazione di ogni canto e di ogni lavoro.
Eppure Dio si comporta come uno sposo tradito ma sempre innamorato della
sua sposa: usa maniere forti, è vero, ma lo fa per riportare a casa e educare
all’amore fedele la sposa che ancora non aveva compreso il suo amore.
Anche l’apostolo Paolo nella sua lettera e Gesù nel Vangelo dicono che
nonostante ogni durezza di cuore o infedeltà, Dio è fedele alla sua promessa di
amore nei confronti del popolo di Israele.
Ma tutto questo riguarda direttamente anche noi!
Anche a noi Dio ha parlato e ha detto tutto quanto aveva da dire mandandoci suo
Figlio. Agli antichi Ebrei si stava rivelando a poco a poco, noi invece abbiamo la
rivelazione completa e totale. Come e quanto ascoltiamo la Parola di Dio?
E la Parola di Dio non ci propone ragionamenti astratti, non fa filosofie, non fa
speculazioni, non ci offre pensieri difficili. La Parola di Dio giudica fatti che
avvengono nella nostra società di oggi e di cui noi siamo partecipi nella vita
quotidiana.
La Parola di Dio si interessa del fatto che tutti abbiano una casa, che tutti abbiano
da mangiare, che tutti i malati siano curati, che quando c’è qualche diverbio tutto
si risolva nel dialogo e con giuste sentenze, che quando si parla ci si esprima con
verità, che quando si fanno gli affari si facciano con onestà, che quando si
educano i bambini lo si faccia con delicatezza e rispetto, che le famiglie vivano in
pace.
Avviene questo nella nostra vita di tutti i giorni?
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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