DON BENVENUTO COMMENTA IL VANGELO DI DOMENICA

Per comprendere la Parola di Dio di oggi sono necessarie alcune premesse:

  • L’arca di Dio era una cassa di legno di acacia sopra la quale c’erano le immagini di due angeli adoranti che univano le loro ali. In quella cassa c’erano le tavole della legge data a Mosè e il bastone di Mosè. Ma agli occhi degli Ebrei era soprattutto il luogo dove Dio sedeva “sopra i Cherubini”.
  • Al tempo della guerra con i Filistei gli Ebrei ebbero una fiducia magica nella presenza dell’arca in mezzo ai soldati. Dal momento che Dio era con loro, gli ebrei dovevano necessariamente vincere la guerra. Ma le cose andarono diversamente: Israele perse la guerra e l’arca cadde in mano ai Filistei. Dio permise tutto questo per purificare la fede degli Israeliti.
  • I Filistei ricevettero alcuni segni inequivocabili per cui capirono che era meglio per loro restituire l’arca di Dio agli Israeliti. In quel tempo non c’era ancora il tempio di Gerusalemme. Il re Davide allora preparò una tenda al cui centro voleva porre con ogni solennità l’arca del Signore, richiamo all’alleanza stipulata al monte Sinai.
  • Il re Davide si vestì di un efod di lino che altro non era che una tunica molto corta.

La presenza di Dio sull’arca incuteva molto timore. Per questo dopo solo sei passi Davide offrì un sacrificio, come volesse  propiziare la benevolenza di Dio. Tuttavia la prima lettura di oggi è la narrazione di una festa che portò una grande gioia a tutto il popolo. E’ la gioia causata dalla presenza di Dio in mezzo al suo popolo, è la gioia del perdono ricevuto, è la gioia per la ritrovata coscienza di non essere stati abbandonati da Dio, è la gioia della scoperta della fedeltà di Dio alla alleanza stipulata con noi. E’ molto bello vedere che questa gioia pervade il cuore di tutti, che c’è anche un aspetto conviviale in questa festa: per tutti c’è una focaccia di pane, una porzione di carne arrostita e una schiacciata di uva passa. Così pure è molto bello vedere che Davide benedisse tutto il popolo nel nome del Signore e poi torna a casa per benedire la sua famiglia!

Tuttavia questa gioia viene oscurata! Proprio la sua moglie Mical lo deride! Mical era la figlia di Saul, predecessore di Davide sul trono regale.  Come moglie si è sentita offesa dal modo di comportarsi di suo marito in mezzo alle donne del popolo: il re non si è comportato in modo serio, degno appunto di un re, seduto su un trono e vestito di vesti sontuose e pregiate. Ballando in quel  modo e vestito in modo indecente per un re è caduto nel ridicolo. In fondo non vediamo niente di strano in questa donna che corregge suo marito che si è comportato in modo sconveniente. “Un uomo da nulla, che si scopre davanti agli occhi delle serve dei suoi servi!”. Diremmo che ha fatto bene a rimproverarlo.

Eppure Davide è un grande perché con il suo modo di pensare su che cosa vuol dire abbassarsi e cosa vuol dire essere onorato precorre addirittura il Vangelo di Gesù. Chi più di Gesù era in alto e onorato, al punto di essere  dall’eternità nel seno del Padre? Eppure si è abbassato fino alla morte e alla morte ignominiosa della croce!

La moglie di Davide, Mical, ci indica quale è il modo di pensare  più umano, più conveniente, più ragionevole. Mical rappresenta la sapienza del mondo che spesso disprezza la sapienza di Dio. Si è grandi quando si è famosi, venerati e applauditi!

Davide mette da parte tutte le convenienze: mette Dio al centro della sua vita e a lui esprime tutta la sua gioia. Davide rappresenta la sapienza del Vangelo che percorre la via contraria a quella del mondo. Si è grandi quando si ha il cuore dedicato a Dio!

Che cosa vede il sacerdote dall’altare? (II)

Oggi consideriamo un bambino di un anno o due. Questi bambini cominciano a guardarsi in giro e vanno alla scoperta del mondo. Fino a poco tempo prima il loro mondo era tutto nella mamma e nel papà. Ora a poco a poco scoprono il resto. Qualche volta i genitori portano questi bambini in chiesa e fanno bene. Tuttavia può succedere qualcosa di importante. Se i genitori hanno la buona intenzione di partecipare attentamente alla messa i bambini che sono abituati ad avere tutte le loro attenzioni se ne sentono improvvisamente derubati. E’ normale che si mettano a gridare e a piangere. Allora i genitori lo prendono in braccio ed è come se gli dicessero: “Non avere paura, siamo qui con te!”. Ma se i genitori per stare attenti alla messa lo lasciano piangere è come se il bambino dicesse, certo in modo infantile e non razionale: “Perché i miei genitori non mi guardano più? Chi me li sta portando via?”. A poco a poco si inocula il senso che Gesù sia come un ladro da cui difendersi perché gli ruba i genitori. Nel primo caso invece si instilla il sentimento che Gesù è buono e mi può essere amico!

Don Benvenuto Riva parroco di BallabioDon Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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