BALLABIO – Che la vicenda giudiziaria successiva a quella, tragica, della morte a soli 28 giorni di vita del piccolo Liam N., di Ballabio, deceduto il 15 ottobre del 2015, sia complessa ma soprattutto “difficile” per molti motivi, era chiaro già prima di oggi. Lo è ancora di più però alla luce dell’udienza preliminare di questa mattina, al termine della quale il Gup del tribunale di Lecco Massimo Mercaldo ha “preso tempo”, annunciando che riconvocherà le parti.
La mancata decisione e il rinvio (senza termini temporali) confermano la delicatezza di una questione che ha già visto scontrarsi in precedenza – più volte – il Giudice delle indagini preliminari Paolo Salvatore e la Procura, con il Gip che in due occasioni si è opposto alla richiesta di archiviazione del caso, prima chiedendo un supplemento d’indagine, quindi stabilendo l’imputazione coatta, non escludendo l’ipotesi di reato di omicidio volontario per i genitori del povero Liam.
E di questo si sarebbe dovuto discutere quest’oggi in corso Promessi Sposi, ma come detto il giudice Mercaldo ha “deciso di non decidere” (almeno per ora).
La matassa è ingarbugliata, tecnicamente anche per via delle grandi difficoltà ad individuare con chiarezza eventuali prove di colpevolezza a carico della giovane coppia, residente a Ballabio. Esami e perizie non sono riusciti a individuare verità assolute, se non che il decesso sarebbe avvenuto causa soffocamento, ma accanto alla questione principale (se cioè vi possano essere delle responsabilità per quanto accaduto, una volta scagionati medici e infermieri della Pediatria del ‘Manzoni‘ coinvolti nella prima fase dell’inchiesta) vi è anche la situazione specifica e difficile della famiglia, con F.N e A. R., genitori anche di una bambina.
RedCro