Il Signore sembra proprio sia arrivato tra noi a sanare le nostre debolezze o, se vogliamo dirla con parole consuete in chiesa, a sanare i nostri peccati. Siamo tutti convinti, eppure di fronte al suo agire concreto non ci manca meraviglia: la sua capacità di amore, di benevolenza non cessa mai di sorprendere. Nella narrazione di oggi è capace di perdonare a una poveretta (è certamente così anche se non conosciamo i particolari del suo vissuto) che viene ad importunarlo – per carità – con gesti di singolare affetto mentre è in casa d’altri invitato solennemente. Siamo così abituati a lasciar scorrere le narrazioni evangeliche che non ci suscitano quasi più emozione, ma sono stese proprio per noi, dovrebbero subito sollecitarmi riflessione: “Che cosa mi dice Gesù con quella accoglienza?”.
Gesù che lava i piedi anche a Giuda sa amare non per quello che uno ha fatto: non ama certo i disordini di quella donna. Sa andare alla persona, le vuol bene: vuole il suo bene perché è persona: creatura capace dell’amore che Dio creandola le ha posto dentro (pur se non lo sappia gestire). L’amore del Signore vuole e sa ricostruire umanità. È il nostro che guarda sempre fuori e fa misure in cui prima dell’altro ci siamo noi con le nostre grettezze. Come fai a voler bene a uno che è stato in galera? Ma se vuoi bene solo a chi è “per bene”, che senso ha il tuo seguire Gesù? Che tipo d’amore hai in cuore: un amore istintivo, non una benevolenza cristiana di sicuro!
È difficile essere cristiani, è difficile seguire il Signore Gesù. Vorremmo farlo, ma ci scontriamo con istintività che sappiamo anche vestire di ragionevolezza e persino di giustizia così ci troviamo – se riusciamo almeno ad essere pensosi – tanto distanti da quanto ci insegna il Vangelo: la parola e il gesto del Signore. Davanti a certe pagine ci troviamo smarriti, abbiamo bisogno noi, di accoglienza e perdono, proprio quelle che non siamo capaci di dare.
Don Gianbattista MIlani
Parroco di Ballabio
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