Il Signore Gesù è stato certamente molto seguito ed amato dalla gente, ma ha dovuto anche rispondere a provocazioni e respingere insidie da parte di tanti oppositori. È piuttosto nota la questione propostagli ad insidia circa la liceità del pagar tasse all’imperatore: in questa domenica torna a farci riflettere. La risposta del Signore sembra un’abile trovata per confondere chi tentava – farisei ed erodiani – metterlo all’angolo: ma è molto di più, mette conto vi prestiamo attenzione non leggendola solamente come abilità dialettica, ma vero insegnamento.
Gesù dà certamente una risposta tagliente e ad effetto, soprattutto fa riflettere. Ci fa pensare alla complessità dei nostri rapporti che devono trovare equilibri giusti. Gesù alza lo sguardo, propone l’ambito di senso più pieno: Dio. Gli è chiesto di Cesare, ma lui ricolloca la domanda nell’orizzonte totale dell’uomo che sa giudicare il relativo delle proprie relazioni solo quando ha percezione vera del proprio senso nella piena collocazione della propria realtà. Dunque: prima Dio – di cui Genesi ci dice chiaramente siamo immagini – poi le cose. Nello specifico il denaro, di chi reca sembianza? Semplice, allora, può esser reso a Cesare, perché lui l’ha battuto. Non è mancato chi abbia rilevato anche l’ironia del Signore Gesù che nel tempio svela agli oppositori la loro incoerenza chiedendo di “portare un denaro”, notoriamente illecito (v’erano appositi cambiavalute) dentro il tempio. Piace anche a me rilevare questo tratto dell’equilibrio umano di Gesù, che anche nella tensione polemica riesce a non abbandonare, nell’ironia sotto traccia, la serena visione delle cose.
Anche qui è bello imparare a non scomporci troppo emotivamente nei contrasti con i malevoli, che talora – come si mostra qui – rischiano inciampare nei propri lacci maligni guidati, come sono, da tensione polemica e celati livori, più che da ricerca del vero nella discussione e nel confronto pacato.
Parroco di Ballabio
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–> Foglietto degli avvisi numero 84