LA MEDITAZIONE DI DON GIANBATTISTA:
DIETRO A TOMMASO

Ci fa pensare il 20° capitolo di Giovanni, noto come – in origine –  conclusivo dello stesso vangelo. Con evidente allusione al ritmo narrativo della creazione, ci presenta, dapprima, gli eventi dopo la risurrezione nel “primo giorno della settimana” che  è costruito sugli incontri: il mattino, con Maria di Magdala; la sera con i discepoli.

Notiamo come la settimana “in authentica” della nostra liturgia vi trovi perfetta consonanza. Ma poi, in scorcio di capitolo (se si escludono i due versetti finali) il ritmo temporale si sposta agli “otto giorni dopo” proponendo, la ricuperata testimonianza di fede di Tommaso. Questo salto temporale piace leggerlo come invito a riportarci a noi, alle nostre incertezze: al desiderio di fede più viva, più certa; nascosti dietro Tommaso il discepolo (dubbioso o incredulo?) forse fragile nella fede dopo la grande disponibilità espressa a seguire il Signore, poi anche nella così forte e bella professione di fede finale. Il Signore ha proclamato beato – allora – chi avrebbe avuto fede senza veder i segni, così espliciti, della passione e dunque della presenza risorta.

Possiamo e certo tentiamo di averla una tale fede, ma spesso ci troviamo smarriti e sempre abbiamo bisogno del conforto del Signore Gesù. Non arriva più a chiamarci per nome come la Maddalena o ad incontrarci nel modo così diretto della presenza fisica come Tommaso.

Si che siam tentati di apprezzar meno la beatitudine annunciata per simile incontro: non ci è dato. Rimaniamo col desiderio di vedere il Signore, ci parebbe, l’avremmo anche noi, con medesima commozione e tensione interiore, proclamato nostro Signore e nostro Dio, attingendone la stessa forza di Tommaso, abbrivio d’una corsa sino a donare la vita. D’incontro col Signore rimane solo il desiderio, possa quello, attingere beatitudine.

DON GIAMBATTISTA MILANI RITAGLIODon Gianbattista Milani

Parroco di Ballabio

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