Spesso consideriamo il nome non molto più che un modo di designare cose e persone. È noto, però, non sia stato così in antico; specie nella sacra scrittura, dove i nomi hanno spessore robusto di significato, sino a designare la persona, non in modo puramente appellativo, ma con pretesa di significarne in profondo: il compito; azzarderei: l’essenza. A pensarci un poco, è così anche del rivelarsi di Dio, del Signore che con il nome dice di sé; meglio, ci dice di sé: a noi sue creature da sempre accompagnate con cura, anche nei momenti più severi (pensa alle tuniche di pelli nell’allontanare dall’Eden). Dapprima troviamo infatti piuttosto una designazione generica di “Dio”, Elohim ( יִהוֹלם . )ֱא A Mosè poi dal roveto principia a dirsi di famiglia: “il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” (Es 3,6), ma subito, richiesto del proprio nome, ne pronuncia uno come suo: Yahweh (הוהי).
Per solito si rende: “Io sono”; si fa dunque centro sull’essere, ma il senso vero, qui proprio e specifico, è dire la presenza, cioè – nell’onnipotenza divina – la solidità attenta e disponibile a liberare Israele dall’oppressione egiziana, aiuto a camminare nel deserto sino a plasmare un popolo di liberi. Poi la rivelazione di sé, della realtà di Dio per gli uomini, procede specificamente in Gesù. Qui, il Signore rivela la propria paternità, non solo in quest’uomo Gesù, che è il Cristo, consacrato e Figlio di Dio, ma, di tutti i cristiani. Gesù stesso invita a chiamare Dio: Padre; anzi: Abbà (אבא) che è il designare tenero e bimbesco di babbo, papà. Ci coinvolge davvero questo progressivo rivelarsi del Signore, dirsi a noi per entrare in più profonda relazione. Sempre ha avuto cura d’essere potenza per i Padri, presenza provvidente nel faticato, lungo traversare il Sinai, sino al tenero abbracciarci nell’affetto del babbo. Noi così delicatamente introdotti dal conoscere sino alla familiarità affettuosa, ci sentiamo ora al centro di attenzione che non può non richiamare gratitudine, riconoscenza, amore: il senso vero dell’incontrarci nel mistero di Dio.
Don Gianbattista Milani
Parroco di Ballabio
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