DON GIANBATTISTA COMMENTA
AMORIS LAETITIA DI PAPA FRANCESCO

CULTURA – La cupidigia giornalistica di novità da lanciare nei media ha atteso con impazienza l’Amoris laetitia, l’esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia. Appunto postsinodale, dopo ben due sinodi, due assemblee di vescovi che radunati dal papa hanno fatto riflessione sulla famiglia in questo nostro mondo, certo ricco di promesse, ma dove lo scorrere del tempo è veloce, sinvorticoso; rinnova, addirittura travolge, abitudini e perfino valori consolidati.

Papa Francesco nell’anno della misericordia non ha mancato di offrici questa riflessione “come proposta alle famiglie cristiane, che le stimoli a stimare i doni del matrimonio e della famiglia… poi, Perché si propone di incoraggiare tutti ad essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza perfettamente o non si svolge con pace e gioia”. (5)

Se certe frenesie superficiali hanno insistito, spesso deluse, su indicazioni compiute con formule facilmente applicabili, la famosa comunione ai divorziati, qui si trova riflessione e profondità ben più alta, l’attenzione alla realtà vera della persona e alle situazioni reali.

Don Giambattista Milani

Don Gianbattista Milani

Suscita subito grande interesse un documento pontificio che non punta unicamente sull’affermazione della dottrina, beninteso: resta ben enunciata, ma su concretezze di vita che hanno bisogno di inculturazione diversa nelle varie circostanze ed esperienze (3). Ma anche raccoglie, nella luce della misericordia fragilità da sostenere e rafforzare, non da dichiarare sbrigativamente insufficienti.

Mi pare questo il valore più alto del documento, significativamente “esortazione”. Non ci si accontenta di indicare il bene, si enuncia con forza il valore più alto: lo si dichiara ed apprezza, mentre con attenzione concreta al cammino dell’uomo, nella sua contingenza, si incoraggia a perseguire il bene, il valore autentico partendo dalla effettività della propria condizione, spesso di fragilità, insufficienza, debolezza. L’amore autentico pare da raccogliersi nelle parzialità concrete che l’uomo di fatto attua esortandolo a persegui re al meglio – ma nella propria reale condizione – la meta. L’amore è sempre possibile, almeno nella parzialità della condizione di ciascuno.

È necessaria davvero molta riflessione e prudenza perché entri nell’effettivo nostro vissuto, ma proviamo qualche assaggio di questo vino che pare nuovo, ma è piuttosto uno scoprire la proposta dell’amore del Signore Gesù in una coniugazione, un tono – forse questo sì – davvero nuovo. Rileviamo qualche pensiero dal quarto capitolo dove l’Amoris laetitia, la gioia dell’amore, tratta più specificamente dell’Amore nel matrimonio.

Francesco vuole focalizzare l’attenzione qui, non sulla istituzione, ma sull’amore perché ”la grazia del sacramento del matrimonio è destinata prima di tutto a «perfezionare l’amore dei coniugi». (89) La prima cura del santo Padre è a precisare questa parola “amore” che “molte volte appare sfigurata”. Lo fa in nientemeno che per 30 numeri (90 -119) di commento all’inno della carità di Paolo del famoso capitolo 13 della 1Cor, titolando: il nostro amore quotidiano, qui trova le caratteristiche del “vero amore” che applica specificamente al matrimonio con cura meticolosa del richiamare i termini propri di Paolo dandone soppesata e concreta applicazione nel matrimonio.

La “carità coniugale” evinta dall’inno paolino “è l’amore che unisce gli sposi … tale amore forte, versato dallo Spirito santo, è il riflesso dell’Alleanza indistruttibile tra Cristo e l’umanità, culminata nella dedizione sino alla fine, sulla croce” (120). Il matrimonio è un segno prezioso, perché «quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il Matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi …»

(121) Pur se la singola coppia nel proprio limite non potrà riprodurre in maniera perfetta l’unione di Cristo e la sua Chiesa, ma solo secondo un cammino progressivo. Anche qui emerge quella gradualità dell’amore e del bene che è così caratteristica del magistero di Francesco e di questo stesso documento.

“Il matrimonio, inoltre è un’amicizia che comprende le note proprie della passione, ma sempre orientata verso un’unione via via più stabile e intensa. «Perché non è stato istituito soltanto per la procreazione» … questa peculiare amicizia tra uomo e donna acquista un carattere totalizzante che si dà unicamente nell’unione coniugale. Proprio perché è totalizzante questa unione è anche esclusiva, fedele e aperta alla generazione” (125). “Nel matrimonio è bene avere cura della gioia dell’amore” (126) che non è il piacere ossessivo, ma “coglie ed apprezza l’alto valore che ha l’altro, che non coincide con le sue attrattive fisiche o psicologiche” (127) e si esprime nella tenerezza che si libera dal desiderio ossessivo di possesso egoistico.

Sono davvero interessanti gli approfondimenti sulla “contemplazione” dell’altro, la cura di farne conto ed anche di procurargli diletto gioendo della sua gioia. Il “sì” delle nozze “significa dire all’altro che potrà sempre fidarsi che non sarà abbandonato se perderà attrattiva, se avrà difficoltà o se si offriranno nuove possibilità di piacere o di interessi egoistici” (132).

Nella forma particolare di amore che è il matrimonio si è chiamati a una continua crescita “L’amore che non cresce inizia a correre rischi, e possiamo crescere soltanto corrispondendo alla grazia divina mediante più atti di amore, con atti di affetto più frequenti, più intensi, più generosi, più teneri, più allegri” (134) senza fantasie di amore idilliaco e perfetto perché “il meglio è quello che non è stato ancora raggiunto … è più sano accettare con realismo i limiti, le sfide e le imperfezioni, e dare ascolto all’appello a crescere uniti, a far maturare l’amore e a coltivare la solidità dell’unione, accada quel che accada” (135). Per questa cura è essenziale il dialogo che ne è modalità privilegiata e indispensabile pur se richieda un tirocinio impegnativo: darsi tempo, tempo di qualità, ascoltarsi, non sempre per trovare soluzioni, ma per condividere e crescere.

Già il Concilio Vaticano afferma che l’amore coniugale «abbraccia il bene di tutta la persona perciò ha possibilità di arricchire di particolare dignità le espressioni del corpo e della vita psichica e di nobilitarle come elementi e segni speciali dell’amicizia coniugale» proprio per ciò il mondo dell’emotivo: desideri, sentimenti, emozioni, le classiche “passioni”, occupa posto importante nel matrimonio perché “l’amore matrimoniale porta a fare in modo che tutta la vita emotiva diventi un bene per la famiglia e sia al servizio della vita comune” (146).

È dunque evidente che “in nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro con gli sposi” (152).

L’“esortazione” nella sua vastità si diffonde anche su rapporti e confronti tra matrimonio e verginità, superiamo riprendendo un’insistenza concreta dell’ultima parte del capitolo sulla trasformazione dell’amore. Il prolungamento della vita “comporta la necessità di ritornare a scegliersi a più riprese” benché si attenuino le attrattive sessuali vive il piacere di appartenersi, di complicità intima e di condivisione della storia comune. “non possiamo prometterci di avere gli stessi sentimenti per tutta la vita. Ma possiamo certamente avere un progetto comune stabile, impegnarci ad amarci e a vivere uniti finché la morte non ci separi, e vivere sempre una ricca intimità” (163).

L’aspetto fisico muta ma l’attrazione amorosa non per questo deve scemare. Quanto ad altri non appare di bellezza, il coniuge appassionato ancora percepisce con l’istinto dell’amore; l’affetto non scompare nella vicinanza fedele colma di tenerezza e si accende nuova forma di emozione nella consapevolezza del compimento della propria missione.

La crescita dell’amore, specie coniugale, non possiamo pensare sia tutta e solo affidata all’impegno e alla volontà buona dei coniugi, deve certo essere affidata allo Spirito santo che anima tutta la vita cristiana.

Abbiamo cercato di percorrere qualche tratto del documento pontificio sull’amore della famiglia, indugiando un poco su quello più propriamente dei coniugi nel matrimonio.

Certo nella sua vastità, l’Amoris laetitia, che non manca di raggiungere spesso le particolari espressioni dell’amore coniugandosi all’oggi, marca necessità di ripresa, rilettura calma perché possa incidere con concretezza nella nostra vita la quale perché cristiana è tutta tesa all’amore.

don Gianbattista Milani
parroco di Ballabio

Don Giambattista è una figura nota nel territorio lecchese: oltre che insegnante di Filosofia al Liceo Classico A. Manzoni di Lecco, è stato Vice parroco a Olate (dal ’72 all’80), poi a Valgreghentino (parrocchia Villa S. Carlo), finchè nel 2001 è stato trasferito a S. Vittore al Corpo a Milano dove è stato cappellano del carcere di San Vittore.